Lo aveva scritto Roberto Mancini nella sua lettera agli italiani prima di iniziare l'avventura agli Europei: «Onoreremo la maglia azzurra e il paese con spensieratezza e responsabilità». Eccola una delle parole chiave di questa Nazionale, arrivata ormai a un centimetro dal sogno: spensieratezza. Nella notte più complicata di Wembley, la descrivono bene le risate di Chiellini, di fronte a un Jordi Alba più glaciale e molto sorpreso dall'atteggiamento del capitano rivale, mentre l'arbitro Brych lancia la monetina per sorteggiare chi batterà il primo rigore. O ancora il rigore decisivo di Jorginho, battuto con la stessa serenità che mostrerebbe in allenamento o in una partitella con gli amici. Un rigore normale dopo le «follie» azzurre di altre epoche (vedi il cucchiaio di Totti in Olanda che ci portò ugualmente in finale).
Quel penalty calciato dal giocatore insostituibile per Mancini è il frutto di un percorso iniziato oltre tre anni fa, dalle macerie di un'Italia nemmeno qualificata al Mondiale e finita oltre il ventesimo posto del ranking Fifa. «La più squadra che ho mai vissuto in azzurro, dove uno più uno fa un uno più grande», il mantra del senatore Bonucci. Che nella notte della spensieratezza ha «vendicato» quel rigore sbagliato (durante la lotteria conclusiva) nei quarti del 2016 che ci costò l'eliminazione e ha vissuto con il sorriso anche l'equivoco con uno steward che lo aveva bloccato sotto la curva dei tifosi italiani scambiandolo per un invasore di campo. Quello vero ha invece vissuto - con tanto di video immortalato sui social - il piacere di essere al centro della scena, infilandosi a sorpresa tra Verratti ed Evani, il vice di Mancio, nel gruppo azzurro che festeggiava alla fine della gara. «E tu chi c... sei?», la reazione tra il sorpreso e il divertito del centrocampista del Psg. Perché la spensieratezza è anche questo. Come l'abbraccio tra Donnarumma e Unai Simon prima della terribile lotteria dei rigori, o quello sentito di Sirigu all'ex portiere del Milan per dargli gli ultimi consigli. La spensieratezza è negli occhi sprizzanti di felicità di Insigne che indossa al contrario, alla fine della partita, la maglia numero 4 di Spinazzola. O nella gioia che lo stesso esterno della Roma esterna dal divano di casa, dove è costretto dal brutto infortunio rimediato contro il Belgio. Si è respirata aria di spensieratezza persino in un momento di grande emozione, con la squadra che ha dedicato cori e applausi allo sfortunato Spinazzola nel suo saluto nel centro tecnico.
E come non parlare del primo tormentone dopo la gara con la Turchia: il «porca puttena» di Lino Banfi urlato da Immobile dopo il gol. Con Mancini, ormai un esperto in comunicazione (tanti i suoi spot circolati nell'etere durante l'Europeo), che ha pure scherzato sul 5-5-5 di Oronzo Canà, l'allenatore reso celebre dall'attore pugliese. E poi l'inno Notti Magiche, cantato in pullman dagli azzurri dopo ogni vittoria e persino davanti all'hotel romano che li ospitava dopo il passaggio del turno. O una sorta di karaoke delle canzoni della Carrà sull'aereo che li riportava in Italia da Londra.
Infine, la grigliata ieri sera a Coverciano durante la visione di Inghilterra-Danimarca. Un gesto diventato rituale che sa molto di scaramanzia. Perché oltre ai sorrisi, per vincere un torneo importante può contare anche quella...
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