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Spalletti ambasciatore: "L'azzurro stia a cuore a tutti"

"Ai giocatori regalerò a Natale il libro Niente teste di c...". Ma in Nazionale per ora snobba il Monza "tricolore"

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«Le responsabilità rendono le persone più forti» è l'evoluzione di «è nell'affrontare le tensioni che trovi la misura dell'uomo che sei». Non c'è bisogno di rimboccarsi le maniche, ma Luciano Spalletti è come se lo facesse mentre pronuncia queste due frasi. La prima, dopo la partita di San Siro nell'esordio casalingo della sua Italia contro l'Ucraina. La successiva, fresca di conio, dopo la consegna della targa di ambasciatore dello sport italiano nel mondo, ricevuta ieri a Coverciano. Prima dell'uno-due contro Malta e Inghilterra, il commissario tecnico riceve investitura e targa dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani: «Abbiamo scelto Spalletti per i valori che esprime, nel calcio come nella vita. E per l'attaccamento all'azzurro», sono state le parole del vicepremier.

Il cittì ha risposto con orgoglio al ruolo di ambasciatore, rifiutando di vestire i panni di diplomatico. «Chi viene a Coverciano non ci arriva per scherzare o fare la risatina», è stato il tenore del suo intervento, commentando le convocazioni per le qualificazioni all'Europeo. Anche in questo caso, versione aggiornata del «non mi stanno bene quelle frasettine sui social: abbiamo il dovere di stare attenti, di agire come professionisti e non come bambini viziati» che pronunciò dopo il 2-1 del 12 settembre. Quando ne ebbe anche per Donnarumma, fascia il braccio e guantoni sulle orecchie per proteggersi dai fischi che gli riservò San Siro.

Questa volta, il destinatario è Kean: «Non so che comportamento abbia avuto in precedenza, ma qui si viene a stare sereni. "Niente teste di cazzo", il libro degli All Blacks, sarà il mio regalo di Natale». Schiettezza toscana, perifrasi ma anche concetti chiari: la maglia della Nazionale bisogna sudarla prima di vestirla, per averla poi aderente anche ai comportamenti e aumentare il senso di appartenenza.

Il nuovo corso spallettiano è anche questo, con un made in Italy che però fin qui snobba l'artigianalità della Brianza: il Monza, settimo in campionato, di biglietti per Coverciano non ne ha trovati in cassetta. Non c'è il campione europeo Pessina (in rete tra l'altro proprio contro Malta, a marzo), non c'è Colpani (miglior centrocampista di A per gol fatti, 4 in 8 partite), ma neanche Ciurria o Di Gregorio. Autore di un avvio di stagione da grande e dopo aver chiuso lo scorso campionato al primo posto per parate dentro l'area. Tutti rimasti al centro sportivo Luigi Berlusconi, così ribattezzato giusto l'8 ottobre 2022, quando Silvio e Paolo Berlusconi ribadirono l'ambizione di avere una squadra giovane e italiana. Domenica contro la Salernitana, 9 su 11 erano giocatori di casa nostra: il 100% dei gol delle 8 marcature biancorosse è stato sin qui tricolore. Spalletti certamente ha preso nota.

A Monza continuano a controllare nella buca delle lettere.

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