Milano. Alla fine Luciano Spalletti sceglie la chiarezza estrema per spiegare e forse chiudere il caso Mauro Icardi. Nella notte in cui l'ex capitano torna a San Siro, spettatore in tribuna al fianco della sua Wanda Nara vestita di bianco. L'esclusione dai convocati per la sfida con la Lazio ha lasciato delusione, ma l'essere allo stadio è a suo modo un messaggio. L'ultima volta era stata per Inter-Rapid Vienna. Oltre un mese fa. Allora erano stati fischi ogni volta che veniva inquadrato sul maxischermo di San Siro. Stavolta c'è l'accortezza di non mostrare l'ex capitano. Ma resta quella riunione video in cui ha detto di non aver nulla da dire alla squadra dopo 40 giorni. Quel portone tra scuse e chiarimento che non ha voluto attraversare, come avrebbe voluto Luciano Spalletti.
E dopo la sconfitta l'allenatore è un fiume in piena: «Devono giocare gli altri per come si è comportato. Lui poteva anche giocare un tempo per me, ma bisogna stare dentro uno spogliatoio ed avere credibilità. La disciplina è la vera forza di un professionista». La bordata arriva a stretto giro, contestando di fatto anche la linea della società: «La mediazione per fargli mettere la maglia per gli sportivi interisti è una cosa umiliante. Cosa faccio, mando venti mail agli avvocati per dire se si è convocati o no?». Quindi a Icardi manda due messaggi: «Se continua a comportarsi come ha fatto sin qui... Ho detto chiaro e tondo che Icardi stava fuori una partita. Comunque Messi e Cristiano Ronaldo fanno la differenza... Poi erano sei anni che l'Inter non andava in Champions? Sei? E Icardi c'era. Quante partite abbiamo perso con Icardi in campo?». Comunque con il Genoa è probabile la convocazione.
Invece Beppe Marotta prima aveva spiegato due cose all'avvocato Paolo Nicoletti, il mediatore in questa telenovela. «Non si può pretendere che l'avvocato sappia prima di tutti o tanti i convocati, è fantacalcio» dice l'ad nerazzurro.
Che poi si schiera con Spalletti: «Il tecnico ha il diritto di scegliere i giocatori da convocare. Più un obbligo, quello di mantenere alti i valori di una società. Da questo punto di vista non gli si può dire nulla»DPis
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