Giro d'Italia

Lo Squalo Nibali re dello Stelvio Così cancella il digiuno italiano

La maglia rosa perde 2’ per una crisi intestinale Vincenzo attacca, trionfa e riapre la corsa

Lo Squalo Nibali re dello Stelvio  Così cancella il digiuno italiano

Nella tappa regina del Giro Cento c’è anche un re. Un re illuminato, che non controlla il mondo, né tantomeno il Giro, perché questo è ancora apertissimo: a tutti. Ogni tanto lo condiziona, quando si sente ispirato, soprattutto quando c’è da fare fatica, fino allo sfinimento, e le giornate si fanno eterne. Vincenzo Nibali fa suo il tappone del Giro Cento, il più atteso, con il Mortirolo e la scalata del doppio Stelvio. Il siciliano è uno stupendo guerriero in salita, che controlla, impone il passo e poi si scatena in discesa, disegnando curve mozzafiato, che non lasciano scampo ai rivali. Tappa da ricordare, la Rovetta-Bormio di 222 km. Il 32enne siciliano della Bahrain-Merida batte in volata il basco Mikel Landa, stacca Quintana e fa il vuoto su Tom Dumoulin, appiedato da un guaio intestinale: costretto a fermarsi prima dell’Umbrailpass, l’olandese volante, dopo l’imprevisto “pit stop”, riparte e scala l’ultima salita tutto da solo. Si difende alla grande, da autentico campione, e alla fine perde qualcosa, ma non moltissimo. Intanto non perde la maglia rosa, per 31”, quelli che ora lo separano dal colombiano Quintana, mentre il nostro Nibali, terzo, è a 1’12”. Dumoulin, nel dopocorsa, non la prende benissimo. «Ho perso molto tempo ed è stato terribile – ha spiegato a caldo -. Mi sono dovuto fermare per forza per via di quei problemi… Sono arrabbiato perché non capisco il comportamento dei miei diretti avversari: hanno detto che volevano andare a prendere il mio connazionale Kruijswijk, invece hanno attaccato. Io mi ero comportato diversamente rispetto a loro quando Quintana è caduto nella discesa verso Bergamo». Più tardi, però, l’olandese fa marcia indietro: «Il comportamento del gruppo? Non so, è difficile da dire. In effetti era una situazione in cui si andava a tutta…. Io sono deluso da me stesso, perché ho perso due minuti e non era quello che speravo. Ora spero solo di recuperare fisicamente e di essere pronto per il finale: domani c’è un’altra tappa durissima». La corsa, bellissima fin dall’inizio (prima ora ad oltre 50 km/h), esplode nella salita finale dell’Umbrailpass, inedito versante dello Stelvio. Della lunga fuga che anima la giornata restano in avanscoperta prima dell’Umbrail soltanto Landa, Anton, Kruijswijk, Amador, Anacona e Hirt. Poi, iniziano le scintille tra gli uomini di classifica. Negli altri due gpm della giornata passano per primi Luis Leon Sanchez, sul Mortirolo, e Mikel Landa, sullo Stelvio Cima Coppi (2758 metri, tetto del Giro, ndr). Emozione per Sanchez, compagno di squadra di Michele Scarponi al quale era dedicata la scalata del Mortirolo: i compagni di fuga lo lasciano transitare per primo. Poi si muove Kruijswijk, maglia rosa fino a tre giorni dalla fine un anno fa. L’olandese parte proprio quando comincia l’Umbrailpass, braccato immediatamente da Landa. Alle loro spalle, dopo lo stop forzato di Dumoulin, Nibali e Quintana - dopo aver temporeggiato e valutato il da farsi - tentano l’allungo ai -25 dall’arrivo portandosi dietro con loro solo Domenico Pozzovivo e il russo Zakarin. La maglia rosa fatica, maledettamente: barcolla, ma non molla. Di contro, lo Squalo rilancia: a 500 metri dal gpm e con Quintana, in discesa, riprende Landa a 11,8 km dal traguardo. In discesa il siciliano è uno spettacolo. Scende a “tomba aperta”, come se non ci fosse domani. Allo sprint Nibali si prende il successo su Landa e trionfa con 12" su Quintana (+ 6" di abbuono). «Non so se Vincenzo vincerà il Giro – dice Paolo Slongo, tecnico e preparatore del siciliano – ma oggi ha dimostrato a tutti di stare bene.

E quando Vincenzo sta bene, tutto è possibile». Anche vincere un Giro che sembrava già segnat

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