
Nata a Roma, italiana di madre e nell'anima, ora finalmente anche tennisticamente tricolore. Tyra Caterina Grant ha 17 anni e le idee chiare: «Esordire con il nuovo passaporto dove sono nata è fantastico». Occhi svegli e idee chiare, del padre Tyrone - ex cestista del nostro campionato - parla poco - della famiglia di mamma Cinzia, vigevanese, invece racconta la spinta per lo sport: «Ne ho fatto tanti, partendo dalla danza. Poi, alla fine, ho scelto il tennis».
Perché, Tyra?
«Sono una persona competitiva, mi piace l'idea che fino all'ultimo punto si può sempre ribaltare tutto».
Difficile scegliere l'Italia?
«Per niente: dell'Italia preferisco il cibo, le città, la lingua. La mia vita è qui e, soprattutto i miei amici sono qui».
Anche Jannik Sinner?
«Lo conosco perché sono stata anch'io a Bordighera da Piatti dai 7 fino ai 14 anni. C'era un gap di età, ma eravamo davvero una bella famiglia».
Com'è la tua?
«La mia cultura è più italiana, degli Usa ho sempre apprezzato l'approccio allo sport. Magari qualcuno non è stato felice, però mia mamma mi ha lasciata libera di decidere».
Qui hai meno concorrenza?
«Ho giocato la Billie Jean King junior con gli Usa, per cui lì ero già tra le migliori».
Il colore della pelle ti ha mai dato problemi?
«Io mi auguro di poter dare un contributo a migliorare le cose. Però in Italia non ho mai avuto problemi, nessuno mi ha mai fatto sentire esclusa».
Com'è stato entrare nel circuito maggiore?
«È stato bello, anche vincere il primo match Wta. Io sono molto espansiva e per il momento cerco di farmi più amiche possibili».
Cosa
sogni?«Sarebbe ipocrita non dire il Numero Uno del mondo, ma è già incredibile essere qui a Roma. Spero di giocare un match sul Centrale: all'inizio mi sentirò un po' in imbarazzo. Spero che il pubblico mi aiuti».
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