C'è un posto nel calcio dove le pressioni non esistono. Un posto dove i risultati arrivano grazie al bel gioco e sono frutto di grande e saggia programmazione. Dove si può lavorare serenamente e non si viene messi in discussione per una o due partite sbagliate. Un'isola felice a tinte nerazzurre l'Atalanta, che si sta preparando per un'altra grande stagione.
Già perché in quest'estate di colpi e colpetti piazzati dalle big storiche si sta quasi dimenticando quale sia stata la terza forza dello scorso campionato. Dietro solo a Juventus e Napoli, meglio di Inter, Roma e Milan. Una Champions League conquistata sul campo e con merito e raccogliendo applausi da tutti. Poi il bivio: che fare? La società ha avuto le idee chiarissime. Poteva essere un'impresa passeggera, di quelle che capitano una volta e poi basta. E invece il primo tassello è stato quello di convincere il grande artefice dei successi atalantini, Gasperini, a rinnovare il suo contratto e a portare avanti il progetto. Un robusto aumento e la garanzia di compiere un ulteriore salto di qualità. Detto e fatto. Top player blindati e nuovi acquisti di alta qualità. Nessuna offerta presa in considerazione per Gomez, Ilicic e Zapata, un solo sacrificato, Gianluca Mancini, pagato una ventina di milioni dalla Roma, e innesti importanti frutto di investimenti milionari come Muriel per l'attacco e l'ucraino Malinovski per il centrocampo. Ma non è finita qui perché al tecnico mancano ancora almeno due pedine, un difensore centrale e un attaccante di riserva che possa alternarsi con i titolari. Li avrà. Perché la società ha deciso di non gettare via quanto di grande fatto finora.
E buona parte del merito va proprio a questo allenatore che dopo l'esperienza nefasta con l'Inter non ha più avuto occasioni dalle grandi. E allora ha deciso di mettersi in proprio facendo diventare grandi le squadre che ha allenato. Prima il Genoa, portato alle soglie della Champions, e poi l'Atalanta, condotta nell'Europa che conta dalla porta principale. Mica male. Il Gasp ha deciso che non era il caso di gettarsi nel caos di una Roma giallorossa da ricostruire che pur lo ha corteggiato ma che poteva continuare a fare il suo lavoro con profitto a Bergamo. Dove è diventato un re, stimato dalla società e adorato dai tifosi. E pure dai giocatori, anche se costretti agli straordinari. «I primi mesi dell'anno scorso non mi sentivo più le gambe, poi ho iniziato a volare ed è merito di Gasperini». Parole di Duvan Zapata che, non a caso, l'anno scorso ha timbrato il cartellino 23 volte, suo record personale. Tra i meriti di Gasperini infatti c'è anche quello di valorizzare al massimo i calciatori a disposizione che per una società come l'Atalanta significa un doppio successo: risultati e plusvalenze garantite. Di più non si potrebbe.
Ora c'è la Champions, Gasperini ha detto di sognare il Real Madrid
come avversario. Sarebbe l'ulteriore coronamento di quello che sembrava soltanto un sogno. Il Gasp contro i blancos, in quel San Siro che lo aveva ripudiato e con quella musichetta magica in sottofondo. Cosa chiedere di più?
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