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Lo strappo decisivo di Hindley: il Giro è suo

Sulla Marmolada trionfa il 23enne Covi, tifoso del Milan che suona la chitarra

Lo strappo decisivo di Hindley: il Giro è suo

Marmolada. Come in ogni buon romanzo che si rispetti, alla fine, proprio alla fine, ecco la soluzione del giallo, che poi è rosa. Tutto in una tappa, per fare il pieno di emozioni, che fin qui avevamo raccolto e registrato con il bilancino del farmacista. Un po' come in una partita di cartello, con due squadre che si bloccano per esasperato tatticismo, con pochi tiri in porta e pochissime occasioni, l'incontro del Giro si decide ai tempi supplementari, che poi si rivelano i più belli.

Lo stesso è accaduto ieri, nel tappone dolomitico. Tutto in una tappa: quella che arriva sulla Marmolada. Fa tutto Jai Hindley, che nei tre chilometri finali spedisce in un angolo i rivali, a cominciare dalla maglia rosa Carapaz. Distacchi veri e pesanti, altro che 3 secondi che separavano ieri mattina l'australiano d'Abruzzo all'ecuadoriano in rosa. Hindley non va tanto per il sottile e gli rifila un minuto e mezzo. Oggi, all'ombra dell'Arena di Verona, può godersi lo spettacolo: per perdere questo Giro può solo presentarsi senza bicicletta e andare a piedi. In questa giornata finalmente felice e ricca di emozioni, non c'è solo spazio per questo aussie che a 26 anni regala il primo Giro d'Italia all'Australia, ma c'è gloria anche per i nostri colori. Per un ragazzo di soli 23 anni che mette fuori da gruppo la sua testolina e fa il primo vagito rosa, che si va ad aggiungere quest'anno a quello di tappa e di classifica generale alla Vuelta Murcia: Alessandro Covi.

Ventitrè anni, varesino di Taino, da tempo ribattezzato il «Puma di Taino»: è lui a tirare la zampata sul Pordoi, salutando una quindicina di compagni di fuga quando al traguardo mancano più di 50 chilometri. «Prima del via, scherzando, ho detto che avrei vinto la cima Coppi, poi ho tirato dritto, correndo come volevo io dice il ragazzo che tifa il Milan e suona la chitarra -: regina o no, è stata una tappa bellissima, penso che mi ricapiterà di vivere altre giornate così».

Covi vive la sua favola, Hindley ne scrive una di proprio pugno. L'australiano d'Abruzzo prima intossica di acido lattico i muscoli di Landa, poi manda al tappeto Carapaz, che barcollerà come un pugile suonato fino al traguardo. All'aussie bastano tre chilometri tre, per mandare tutto a carte e quarantotto: «Quella rosa è la maglia più bella del ciclismo, è un privilegio e un onore indossarla di nuovo su una strada così piena di difficoltà. Avevamo un programma e siamo rimasti su quello, la squadra ha fatto di tutto per me, ben oltre ogni aspettativa».

Se è festa per Covi e Hindley, lo è anche per uno squalo che ormai è un vecchio leone: Vincenzo Nibali. A quasi 38 anni chiuderà questa edizione ai piedi del podio. «Il Giro mi ha reso grande e posso solo ringraziarlo dice visibilmente commosso e acclamato più di ogni altro corridore -. Sono ripartito da un periodo difficile grazie al mio direttore sportivo (Martinelli) che mi è stato molto vicino e ha fatto il modo che io mi sentissi come a casa. Cosa mi ha detto. Fai quello che ti viene, e così ho fatto.

Se questo quarto posto mi soddisfa? Molto, alla mia età lo considero un ottimo risultato».

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