Quando il gioco si fa duro, l'Uruguay scende in campo. Il frastuono della Samara Arena non ha sortito effetti sugli uomini di Oscar Tabarez, che hanno spazzato via con la forza di un bulldozer le velleità di primato di una Russia apparsa fragile e impotente come nel periodo pre-Mondiale. Due reti in poco più di mezzora di gioco, un cartellino rosso (il terzino Smolnikov) è un'aria da disfatta incombente che non si è concretizzata grazie ad Akinfeev, freddo e lucido in diversi interventi, ma un po' anche alla Celeste, il cui secondo tempo è stato maggiormente focalizzato sulla gestione piuttosto che sull'affondo. Un Uruguay che, almeno per i primi 45 minuti di gioco, ha abbandonato l'abito minimalista delle precedenti uscite, confermando che il piccolo trotto nei match contro Egitto e Arabia Saudita era frutto di un atteggiamento calcolato e non di un improvviso appannaggio di idee e meccanismi. Conservarsi per la battaglia, quella vera. Chiedere, per informazioni, allo juventino Bentancur, tanto scolastico e privo di bollicine nelle precedenti uscite, quanto imprendibile e imprevedibile per tutta la mediana russa. Giocate e geometrie: questo Bentancur può davvero diventare il valore aggiunto dell'Uruguay al Mondiale. Proprio un suo atterramento al limite dell'area ha provocato la punizione del vantaggio uruguaiano, trasformata con perizia da Suarez, portatosi a un solo gol di distanza da Oscar Miguez, il miglior marcatore di sempre (8 reti) dell'Uruguay in una coppa del mondo. Secondo gol consecutivo per il Pistolero e vena realizzativa pienamente ritrovata, ma le buone notizie per Tabarez non finiscono qui: sui titoli di coda del match ha rotto il ghiaccio anche Cavani, la cui frenesia davanti alla porta (almeno due le palle gol nitide sciupate dal Matador) evidenziava la tensione per il gol che tardava ad arrivare. La coppia è attualmente a quota 96 marcature in nazionale: la tripla cifra è sempre più vicina.
Sempre in tema di reti, un piede particolarmente caldo in questo Mondiale ha dimostrato di averlo anche Cheryshev. Questa volta però la rete gonfiata dal centrocampista del Villarreal è stata la propria, con sfortunata deviazione su tiro da fuori di Laxalt (ottima la partita del genoano). La partita è di fatto terminata lì per la Russia, e non a caso Cherchesov ha tolto Cheryshev prima dell'intervallo per preservarlo in vista degli ottavi. Rimane adesso da capire quale effetto possano avere questi tre sonori ceffoni per la Russia, che sta davvero vivendo giorni di saliscendi da montagne russe: prima il plumbeo umore di media e tifosi che ha accompagnato la Sbornaya lungo tutta la preparazione pre-Mondiale, quindi l'esplosione di euforia per due prestazioni andate oltre le più rosee aspettative, con tanto di statistiche quasi fiabesche. Le nazionali di casa che hanno iniziato il torneo con una differenza reti pari o superiore a + 5, hanno infatti alzato la coppa del mondo: l'Uruguay (+5) nel 1930, l'Italia (+6) nel '34, la Francia (+7) nel '98.
Quest'ultimi erano gli stessi numeri della Russia prima del match contro la Celeste. Adesso si torna con i piedi per terra. Considerando però che ai blocchi di partenza la nazionale russa era - ranking Fifa alla mano - la più debole tra le 32 partecipanti, il suo Mondiale rimane comunque un successo.
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