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Suicidio Porto, la Juve fa il pieno

L'ex interista Telles si fa cacciare dopo 27'. Pjaca e Dani Alves prenotano i quarti

Suicidio Porto, la Juve fa il pieno

«Vincere è l'unico modo per sistemare le cose». L'aveva detto Gigi Buffon alla vigilia, quando la decisione di Massimiliano Allegri di mandare in tribuna Leonardo Bonucci aveva alzato clamorosamente la tensione. La Juve ha ascoltato il suo capitano. Da un grande caos è nata una grande impresa. È un trionfo di Massimiliano Allegri che vince fuori e dentro dal campo. Si prende tutto: dà una lezione alla squadra con l'esclusione di Bonucci, un messaggio inequivocabile al gruppo; ipoteca i quarti di finale risolvendo una gara bloccata con due cambi dopo la metà della ripresa. Perché Pjaca entra e segna dopo cinque minuti; Dani Alves fa addirittura meglio siglando il raddoppio dopo appena sessanta secondi. Il tutto nello spazio di due minuti. Un uno-due micidiale dopo che la Signora si è trovata con l'uomo in più in seguito all'espulsione di Alex Telles per due fallacci nello spazio di pochi secondi. Quindi gli attesi Higuain e Dybala non lasciano il segno anche se sfiorano il gol, ma sono gli uomini meno attesi a decidere: la giovane promessa e l'uomo Champions, entrambi frenati da infortuni e che finora non avevano convinto. Pjaca potrebbe rivelarsi il Morata della cavalcata che portò alla finale di Berlino. Bonucci assiste dalla tribuna: si siede da solo, Nedved lo chiama vicino a sé e lo piazza su uno sgabello, sembra in castigo. Poi Leo resta in piedi, impassibile guarda i gol. Poi a fine gara scende in campo per allenarsi. Adesso sarà a lui dover dimostrare la sua forza.

Intanto per Allegri il trionfo è completo anche perché il modulo a trazione anteriore passa anche l'esame europeo e ormai si può considerare il suo marchio di fabbrica come lo fu la difesa a tre per Antonio Conte. Con i fantastici 5, a parte la vittoria, infatti la Juve soffre l'impatto del do Dragao solo il tempo di tre minuti, quello che serve a Pjanic per prendere il comando delle operazioni. A quel punto oltre alla circolazione di palla e alla manovra servirebbe anche velocità, ma la Signora resta compassata. A dare una mano ci pensa l'ex interista Alex Telles che nello spazio di un minuto colleziona due cartellini gialli per due falli da arancione: inaccettabile a questi livelli. Il Porto si rintana ancor di più: fuori a sorpresa Andrè Silva, l'attaccante più tecnico, e dentro Layun, un difensore. La scelta di Nuno si rivelerà un errore pesante. La Juve si stabilisce nella metà campo portoghese, porta il possesso palla a oltre il settanta per cento, attacca con pazienza, anche troppa. L'occasione fatica ad arrivare anche perché sulle fasce la palla arriva facilmente, ma soprattutto Cuadrado non trova lo spunto giusto. Comunque la Juve sfiora due volte il vantaggio prima dell'intervallo, ma Casillas dice di no a Higuain e il sinistro di Dybala si stampa sul palo.

Nella ripresa il copione non cambia, il Porto arroccato si appoggia alla tecnica di Brahimi. La Juve è solo un tiro a giro di Higuain che mette i brividi al do Dragao. A quel punto Allegri coglie l'attimo: fuori l'inconcludente Cuadrado per Pjaca, l'uomo che proprio l'allenatore aveva indicato in tempi sospetti come quello che sarebbe stato importante nella seconda parte della stagione. E infatti il croato lo ripaga subito con un tiro al volo, su una respinta sbagliata della difesa, che buca Casillas. La seconda mossa di Allegri è Dani Alves per Lichtsteiner. E il brasiliano impiega ancora meno di Pjaca a ripagare la fiducia: controllo e sinistro in area fulminante per il raddoppio dopo un minuto dal cambio. Proprio il brasiliano che era arrivato per dare la qualità Champions si manifesta nel momento giusto. Segnali.

Dal castigo di Bonucci a una vittoria di personalità, Oporto alimenta sogni Champions per la Signora.

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