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Super Rosberg beffa Hamilton nella Formula... 2

Decima prima fila Mercedes. Alonso 6°: "Nico e Lewis corrono in un mondo a parte"

Super Rosberg beffa Hamilton nella Formula... 2

Quattro decimi. Tanto ha rifilato Rosberg a Hamilton nella qualifica disputata a due, del Gran premio che oggi si correrà in due, del campionato che si sta giocando a due e che, per l'appunto, i due della Mercedes si contendono ferocemente alla faccia del resto del mondo. È Formula 2. Gli altri 16 piloti, perché mancano le 4 monoposto di Caterham e Marussia poco simpaticamente fallite, anche ieri hanno raccattato briciole qua e là lungo il bell'asfalto di Austin. Dietro alla decima prima fila über alles (non accadeva dal 1993 con la Williams) e alla nona pole di fila dei missili teutonici, due Williams ovviamente motorizzate Stoccarda e poi i figli di un dio minore motoristico: Ricciardo con la Red Bull Renault e Alonso con la Ferrari. Lo spagnolo ha detto le solite cose in attesa di rivelare la destinazione McLaren (salvo sorpresone varie): «Le due Mercedes e le due Williams sono di un mondo a parte, lotterò con Ricciardo». Non con Vettel che avendo sostituito la sesta power unit partirà dalla pit e ieri avrebbe potuto star fermo ma per onorare il pubblico ha effettuato un giro. Roba da matti questo regolamento. Lo stesso Alonso ha rivelato che anche la Rossa aveva in settimana valutato se sostituire il suo. «Ma abbiamo preferito proseguire col vecchio per sfoderare il migliore ad Abu Dhabi, dove ci saranno doppi punti».

In questa sfida a due, qualcosa di sportivo si è comunque visto. Cioè Nico, cioè il pilota un filo meno dotato dal dio dei motori nonostante padre motorista, è riuscito nel momento per lui cruciale - visti i 17 punti di svantaggio dal compagno in classifica - a stare davanti a Lewis, baciato dal dio dei motori in quanto a talento nonostante padre tecnico informatico. L'inglese ha infatti spiattellato gomme e guidato imperfetto per tutte le tre fasi di qualifica e questo significa che il ragazzo è parecchio sotto pressione anche se dà la colpa ai freni.

E qui finisce lo sport. Tanto più che Lewis ha ragione a sentirsi teso e pressato. Il motivo è presto detto: non essendo più sport e in un moto di ecclestionana generosità, la F1 ad Abu Dhabi, in occasione dell'ultimo Gran premio, offrirà punti doppi a tutti. Perché gli sceicchi hanno pagato più o meno doppio per avere quel Gran premio e perché il mondiale tenuto artificialmente aperto fino ai titoli di coda fa molto thriller, audience, pubblicità e però poco sport. Al momento Lewis ha vinto 9 Gran premi contro i 4 di Nico ma con il festival sportivo programmato nel Golfo rischia di entrare nella storia come il primo pilota pirlato dal simpatico punteggio. Non a caso, Nico, l'altro giorno ha messo le mani avanti, «non avrei remore a vincere il titolo col doppio punteggio», ha detto.

Ma la F1 non è più sport per tanti altri motivi e c'è solo l'imbarazzo della scelta. Dai due team falliti e la griglia monca, ai boss delle squadre minori che minacciano futuri boicottaggi («sono sul tavolo delle discussioni») e chiedono «una ripartizione più equa dei ricavi», ai big team che gli rispondono col cavolo che rinunciamo ai nostri privilegi acquisiti vincendo e correndo, senza capire che avanti così non avranno con chi correre e chi battere.

Tutto questo mentre si viene a sapere che la Mercedes ha investito 400 milioni per vincere il mondiale. Che sono tanti rispetto ai 280 delle altre big, ma cosa sono se confrontati ai 100 della Force India e ai 60 della Marussia?

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