Tadej come solo Coppi. Quarto Lombardia di fila e un'altra fuga d'autore

Umiliato Evenepoel, lasciato a oltre 3 minuti. Terzo Ciccone. E da 3 anni l'Italia resta senza classiche

Tadej come solo Coppi. Quarto Lombardia di fila e un'altra fuga d'autore
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E prima Coppi e poi Merckx, ma anche Bettini e in certi casi anche Hinault e Roche, persino Pantani, insomma per parlare di questo talento assoluto e totale si scomoda l'intera argenteria del ciclismo mondiale, quando sarebbe sufficiente parlare di lui, di Tadej Pogacar. Alla quarta partecipazione in carriera, quarta vittoria consecutiva al Lombardia per questo prodigio della natura come solo Fausto Coppi. Lo si sapeva, lo sapevano soprattutto i tifosi che a dispetto di chi cerca di sostenere che questo ragazzo prodigio rischi di banalizzare tutto con le sue vittorie a ripetizione prevedibili e scontate, invadono le strade ebbri di gioia per godersi lo spettacolo. E che spettacolo.

Ancora una volta e per la 25ª occasione in questa stagione è PogaShow! Nuovo sigillo (in 58 gare) del 26enne sloveno, questa volta sul traguardo di Como dopo i tre successi a Bergamo: cambiano i fattori ma il risultato è sempre lo stesso: Pogacar. Ed è il primo di un iridato dai tempi di Paolo Bettini, diciotto anni fa. Stagione che ricorda e ricalca la migliore di Merckx datata 1972, quando il Cannibale vinse Sanremo, Liegi e Lombardia, oltre a Giro e Tour. Pogacar ha risposto con Liegi e Lombardia, Giro Tour e Mondiale: scusate se è poco. Visto che la Sanremo non vale un mondiale, Tadej ha fatto meglio del Cannibale. Meglio godersi l'era Pogacar, lo sloveno è già di suo un'unità di misura.

E se parliamo di misure, anche ieri il campione del mondo ha pensato bene di partire a 48,5 chilometri dal traguardo: insomma, secondo suo costume e stile. Parte sulla Colma di Sormano, curiosamente subito dopo il ponte dal quale il suo rivale più pericoloso, Evenepoel, volò nel burrone quattro anni fa, rischiando la vita. Parte e per gli altri cala il sipario. Il belga non può nulla, se non confermare di essere anche lui di un altro pianeta, anche se Tadej è chiaramente un marziano. Il resto della truppa è preceduta dal nostro Giulio Ciccone, che chiude al terzo posto un Lombardia durissimo (4700 metri di dislivello) e per il povero ciclismo italiano alla ricerca disperata di un nuovo Vincenzo Nibali non è poi poca cosa. È vero, è un'Italia che per il terzo anno chiude senza vittorie nelle grandi classiche (la Roubaix di Colbrelli nell'ottobre 2021 l'ultima gioia) e da otto stagioni non conquista un grande giro, ma comunque andiamo al riposo con la consapevolezza che Antonio Tiberi (5° al Giro) può solo crescere, visti i suoi 23 anni. E i giovanissimi Giulio Pellizzari (20) e Davide Piganzoli (22), hanno tutto per garantirci in futuro qualcosa di buono. C'è anche Jonathan Milan, velocista di rango, che può solo crescere per diventare il migliore degli sprinter. Insomma, per il momento siamo comparse, ma non siamo scomparsi.

«Sono superfelice e orgoglioso di quanto abbiamo fatto quest'anno come squadra», racconta Tadej dopo aver alzato al cielo la sua Colnago sul traguardo, dove il primo dei battuti, il doppio

campione olimpico Remco Evenepoel, ci arriva con un distacco che guarda caso non si vedeva dai tempi di Eddy Merckx: correva l'anno 1971 e il Cannibale rifilò a Franco Bitssi un distacco di 3'31''. Cose da Tadej Pogacar.

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