Totti e i quaranta ruggenti Nonno gol come nessuno

A 38 anni re dei bomber decisivi e sempre con una sola maglia Solo Piola andò oltre. Altafini e Del Piero scudetti e reti a 37 anni

Francesco Totti e il "selfie" sotto la Sud al gol del pareggio (clicca per vedere tutta la foto)
Francesco Totti e il "selfie" sotto la Sud al gol del pareggio (clicca per vedere tutta la foto)

Due flash accecanti per immortalare una carriera straordinaria in un selfie unico. Il giorno dopo le due perle nel derby, soprattutto la seconda, per Francesco Totti è quello del riconoscimento internazionale. Il mondo ai piedi dell'ottavo re di Roma, che a 38 anni continua a incantare. In Italia si è aperto il dibattito e per molti non ci sono dubbi: il più grande giocatore di tutti i tempi. Sicuramente nessuno decisivo come lui alla sua età. L'amico Del Piero ha vinto l'ultimo scudetto a 37 anni, il primo dell'era Conte, ma era un comprimario anche se fu decisivo contro Lazio e Inter nella volata con il Milan. Stesse primavere per Roberto Baggio che firmò l'ultima salvezza del Brescia con 12 gol. Decisivi ma in maniera diversa Maldini (Champions a 38 anni) e Zanetti (triplete a 36 e passa). Poi nella storia c'è l'Altafini tricolore (37 anni) con la Juve o Piola, in gol su azione a 40 e passa, nessuno finora come lui.

L'unico davanti a Totti nella classifica dei bomber di tutti i tempi. Ma il capitano della Roma li ha segnati con un'unica maglia, simbolo di una città con la quale si è immedesimato in tutto e per tutto. Il talento e le prodezze hanno oscurato, messo fuori dall'inquadratura del selfie celebrativo di domenica all'Olimpico, gli eccessi. In campo (su tutti il “calcione” a Balotelli in un Inter-Roma) e fuori (l'infinita polemica con la Juve “giochino un campionato a parte”). Immedesimato in tutto e per tutto negli umori del tifo giallorosso.

Ma i 239 gol in serie A in ventitré stagioni, vanno oltre tutto, non sono una barzelletta da scrivere in uno dei suoi libri. La comunicazione, spot esclusi, che gli riesce meglio resta comunque quella legata al campo: con i piedi e con le esultanze (dal “4 e a casa” alla Juve al “vi ho purgato ancora” in un derby).

Invece al selfie ci avevano pensato già altri, ma quello di Totti all'Olimpico vale una carriera. Perché comunque sia la carta d'identità non fa sconti neppure a lui. Quelli alla Lazio valgono sì il record di gol nella storia del derby, undici in quaranta sfide, ma sono i primi su azione in questo campionato. Anche se in questa stagione aveva già lasciato il segno in Europa, diventando il marcatore più longevo della Champions contro il City. Nella sua seconda vita sportiva da “falso nueve” nessun attaccante gli ha resistito al fianco. Sempre al centro della scena anche perché ancora una volta il “genio”, come l'ha definito Garcia, sotto di due gol nel derby, ha preso per mano la squadra. E poi senza Gervinho, in coppa d'Africa, ricade sulle sue spalle il peso di un attacco in cui Iturbe fatica, Ljajic vive d'alti e bassi, e Destro è finito ai margini.

Lui assicura che il “bello deve ancora venire”. Come per i grandi che a fine carriera vengono omaggiati da tutti.

Vuole vincere ancora in giallorosso e coronare il sogno di chiudere la sua storia nel nuovo stadio "colosseo" della Roma. Il 2017 è dietro l'angolo per l'immortale Totti. Un highlander più che un gladiatore per essere decisivo a quarant'anni.

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