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Il triste primato olimpico della Federbici

Il neo presidente Dagnoni inciampa sul Ct. Lecito cambiare, ma nel modo giusto

Il triste primato olimpico della Federbici

Era chiaro, diciamo che era già scritto, anche se la data di scadenza è fissata per il 30 settembre, giorno in cui decadrà ufficialmente a Davide Cassani la carica di coordinatore delle squadre azzurre. Rispedito a casa in anticipo per mancanza di pass olimpici. Questione di limitazione di accessi, ma anche di altro. Se a Tokyo va chi non doveva andarci, è chiaro che Cassani deve lasciare il posto. Rispedito a casa dai Giochi in anticipo: per la nuova federazione di Cordiano Dagnoni e il neo direttore Generale Roberto Amadio questo è già un primato: olimpico. Cassani è un ct con la valigia, rientrato da Tokyo ieri sera con gli azzurri della strada. È chiaro che il nuovo corso Federale ha tutto il diritto di cambiare e mettere le proprie pedine, ma è altrettanto vero che lo si può fare con modi e tempi adeguati. È altrettanto chiaro che Cassani avesse capito tutto, fin dalla partenza, quando Cordiano Dagnoni aveva nominato Amadio nuovo direttore generale, carica per altro creata ad hoc. Un dirigente sopra un coordinatore che non avrebbe coordinato più neanche la cravatta con i calzini. Un coordinatore depotenziato in tutto e per tutto e messo non alla porta, ma su un aereo per un ritorno anticipato.

Cassani ha una data di scadenza, come lo yogurt: 30 settembre 2021. Prima dovrebbe guidare a fine settembre gli azzurri agli Europei in Trentino e ai Mondiali in Belgio, ma il condizionale è d'obbligo, visto il clima venutosi a creare. E non è sufficiente dire «il rientro di Cassani era concordato, qui i posti sono contingentati, finite le gare in strada lui ha esaurito il suo compito», come ha fatto sapere il presidente Dagnoni. Così come non è carino pensare che Cassani possa accettare di vedersi ricollocare in seno alla Federazione con un ruolo da Ambassador e agente commerciale, con tanto di percentuale annessa per gli sponsor procurati in favore della causa azzurra.

Intanto la macchina federale è già all'opera per individuare il suo successore. Una cosa è certa: non sarà Gianni Bugno, amico fraterno dell'attuale presidente, che avrà un ruolo diverso nello scacchiere federale, ma è altamente probabile che si punti ad un cambiamento radicale, non solo di nome, ma anche di approccio e di filosofia. Basta con il selezionatore unico che lavora tutto l'anno per la nazionale, all'orizzonte si profila la figura del selezionatore part-time, come avviene in altri Paesi ad incominciare dalla Slovenia di Tadej Pogacar e Primoz Roglic. Il nome forte è quello di Davide Bramati, ammiraglio della corazzata Deceuninck. Oppure Mario Scirea, uomo di fiducia di Roberto Amadio.

Anche se c'è una corrente che spinge pesantemente per avere un nome eccellente come Beppe Saronni, ma questa al momento è solo una bellissima suggestione.

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