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La Juve voleva il Real. Il Real voleva la Juve

Dal sorteggio la sfida perfetta: per la Signora meglio i blancos. Per i madridisti i bianconeri sono l'occasione per un bis storico

La Juve voleva il Real. Il Real voleva la Juve

«Tutti vogliono la Juve», titolava lo spagnolo Marca alla vigilia del sorteggio Champions. E sul web la Signora era stata rappresentata come un vaso di coccio, come una zebra tra i leoni, persino come un pesciolino sul quale erano pronti ad avventarsi i voraci squali Barcellona, Bayern e Real. Alla fine la truppa bianconera è toccata in sorte proprio alla squadra di Ancelotti, campione in carica. Una sfida che richiama incroci leggendari e uomini che hanno lasciato un'impronta in entrambi i club, dal già citato Ancelotti allo Zidane che nel 2001 (150 miliardi di lire) fruttò la cessione più redditizia per un club italiano fino al Cannavaro campione del mondo che, per evitare la B del post-calciopoli, si accasò a Madrid prima di alzare il Pallone d'Oro.

Sfogliando l'album dei ricordi, non si può poi non ripensare alla standing ovation per Del Piero al Bernabeu dopo la sua doppietta nel 2008 o al gol di Mijatovic all'Amsterdam Arena che dieci anni prima portò la Champions nella bacheca dei Blancos . Fino all'ultima semifinale della Juve (2003) o all'ultima sfida consumata il 5 novembre 2013 (il 2-2 dello Stadium torinese nel match del girone).

Il dibattito è già aperto su chi è stata più fortunata delle due. Secondo molti, il Real è l'unica delle semifinaliste con la quale la Juve ha qualche chance, visto che Bayern e Barcellona sembrano di un altro pianeta. Capovolgendo la prospettiva si potrebbe dire che per i Blancos di Madrid è una fantastica occasione di diventare la prima squadra a vincere per due anni di fila la Champions. La forza della rosa, la capacità e l'esperienza di Ancelotti, la tradizione dell'unico club che vanta dieci vittorie nella Coppa dalle grandi orecchie bastano poi per mettere paura a Buffon e compagni. «Incontreremo dei mostri, ma abbiamo la squadra per giocarcela senza paura, sono sicuro che faremo due grandissime partite», la convinzione di Pavel Nedved. Che nel momento in cui Riedle ha abbinato i bianconeri al Real si è lasciato scappare un piccolo sorrisetto. «Campioni in carica, uno stadio enorme ed esigente, un tecnico tra i più vincenti d'Europa, ma saranno undici come noi!», il cinguettio di Max Allegri che non si sente battuto in partenza. «Non partiamo favoriti, ma alle loro stelle opporremo il nostro collettivo», dice Barzagli che a Berlino, sede della finale di quest'anno, diventò campione del Mondo.

L'ultimo trasferimento sull'asse Madrid-Torino è stato quello di Morata, che un mese fa si disse pronto a rinunciare a un anno di stipendio per arrivare alla partita del 6 giugno con i bianconeri. «Tornare al Bernabeu sarà speciale... e ancora di più farlo nella semifinale di Champions!», il tweet dell'attaccante. E i media spagnoli ne hanno subito approfittato per tirare fuori la storia di una « clausula del miedo » che il Real avrebbe voluto inserire nel contratto per impedire a Morata di giocare un'eventuale sfida con la Juve.

L'urna di Nyon ha regalato anche una sorta di finale anticipata. Barcellona-Bayern Monaco è la sfida da mille milioni di euro (considerando il valore delle due rose) ma anche tra passato e futuro entrambi targati Guardiola. Al Camp Nou il tecnico catalano sublimò un nuovo modo di fare calcio, il « tiqui-taca » all'eccesso condito di campioni: risultato, due Champions vinte. Ora all'Allianz Arena si è rigenerato, costruendo un'altra macchina perfetta. Ritroverà Messi e Piquè, Iniesta e Xavi un po' invecchiati e ora in parte accantonati da Luis Enrique, ma comunque una squadra abituata a dominare.

Sarà il settimo confronto diretto e nei precedenti c'è un solo successo catalano, un pari e quattro vittorie dei bavaresi, le ultime nella semifinale 2013 (4-0 a Monaco e 3-0 al Camp Nou). Ma più che la statistica conterà il ritorno del Pep nel luogo dove è nata la nuova stella della panchina.

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