Tutto Provenzali minuto per minuto. Addio Alfredo

Che non stesse bene, lo sapevamo, ma che se ne andasse proprio nel giorno del settantottesimo compleanno, alla vigilia delle Olimpiadi tanto attese, non l'avremmo mai immaginato. Con Alfredo Provenzali, scomparso ieri a Genova, si spegne l'ultima grande voce della radio, quella che s'inseriva nel filone nobile di Roberto Bortoluzzi, Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Nando Martellini, Piero Pasini. Bastava ascoltarne due parole, due in croce, per riconoscerlo e apprezzarlo senza l'aiuto di presentazioni e di immagini. Un dono di pochi. Se è vero quello che scriveva Alberto Moravia: «La vera infelicità viene quando non si hanno più speranze», Alfredo non è mai caduto in depressione. Perché lui viveva di speranze, di aspettative, di cose da fare. Innanzi tutto recarsi nell'amatissima isola d'Elba, dove la moglie Marisa e la figlia Paola, giornalista anch'ella, lo accompagneranno domani pomeriggio, subito dopo il funerale, per tumularlo accanto ai genitori. E poi ritrovarsi sul treno del lavoro dal quale non è mai voluto scendere, pensione o non pensione. Ogni settimana si recava da Genova a Roma per celebrare il rito di «Tutto il calcio minuto per minuto», trasmissione cult di Radio Rai, in onda da oltre 50 anni, rigorosamente a stomaco vuoto: lui nello studio di Saxa Rubra a dettare i passaggi, incrementare le cadenze, cambiare la scaletta degli interventi; i colleghi nei campi a rispettare le consegne. Un giorno gli dissi: «Sei il Suarez della radio». E lui: «Ma quello che vestì la maglia della Doria». Già perché era tifoso della Sampdoria, e non poteva essere diversamente visto che era nato nel quartiere di Sampierdarena. L'assonanza vuol pur dire qualcosa.
Ma non c'era solo il calcio nel cuore e nella mente di Alfredo. C'erano soprattutto il nuoto (straordinaria la radiocronaca dedicata al primato mondiale sugli 800 di Novella Calligaris ai Mondiali del 1973 a Belgrado) e la pallanuoto che a lui debbono tutto e ancora di più sul piano mediatico. «Per lui il lavoro veniva prima di tutto», sottolinea Emanuele Dotto, suo concittadino e collega di Radio Rai. «Senza la voce di Alfredo ci sentiremo tutti più soli», il pensiero commosso di Antonio Preziosi, direttore di Radio uno e del Gr Rai. Ma il saluto più bello porta la firma di Alessandro Del Piero che su Twitter ha scritto: «Mi ricordo quando da piccolo “vedevo” le partite alla radio. Ricordo Alfredo Provenzali, voce di tante domeniche».
Con Alfredo ci eravamo sentiti la scorsa settimana per mettere a punto la sua presenza a una serata della Versiliana sulla trasmissione di cui è stato radiocronista per 16 anni e conduttore per 20. «Mi sento meglio, era ora. Non ho potuto ritirare il Premio Agnes a Capri, ma stavolta ce la dovrei fare. E poi si tratta di un tragitto breve, da Genova o dall'Elba», disse con voce viva, autoritaria. Invece niente.

Alfredo ha preferito imboccare un'altra strada con quelle sigarette al guinzaglio che tanto gli piacevano, ma che hanno messo a mal partito i suoi polmoni. Alla ripresa di «Tutto il calcio», ascolterà sicuramente alla radio i suoi nipotini. Non sarà la stessa cosa.

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