Gli uomini del triplo e la fatica delle donne. Così si può rifare la storia degli azzurri

A tre giorni dalla fine dei Mondiali di Tokyo manca "solo" una medaglia per eguagliare il record di sei podi di Goteborg '95. E magari superarlo...

Gli uomini del triplo e la fatica delle donne. Così si può rifare la storia degli azzurri
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L'Italia sogna l'aggancio. Quando mancano tre giornate al termine dei Mondiali, all'atletica azzurra che ha raccolto cinque medaglie finora manca solo un oro per eguagliare l'edizione da record di Goteborg '95. Oggi nutriamo grandi ambizioni nel salto triplo, dove abbiamo in finale ben due nostri portacolori: il piacentino Andrea Dallavalle e l'italo-cubano Andy Diaz. Quest'ultimo, in particolare, è reduce da una stagione fantastica: a marzo si è messo al collo prima l'oro europeo indoor (con Dalla terzo) e poi l'oro mondiale indoor, mentre a fine agosto ha vinto la finale di Diamond League. Senza dimenticare, ovviamente, il bronzo olimpico di un anno fa alle spalle del cubano-spagnolo Jordan Diaz (assente però oggi) e dell'altro cubano ma naturalizzato portoghese Pedro Pichardo. Insomma, se si guarda agli ultimi risultati si direbbe che sia l'allievo di Fabrizio Donato il candidato forte nella gara al via alle 13.50 che assegnerà le medaglie.

L'Italia, però, può contare ancora su altre pedine per arricchire il bottino della spedizione in Giappone. A partire da Antonella Palmisano e Nadia Battocletti, le due sorelle d'Italia accomunate dalla voglia di fare fatica. Entrambe, tra l'altro, hanno già raccolto un argento a questi Campionati, rispettivamente nella 35 km di marcia su strada e nei 10.000 metri su pista. Nadia ieri è tornata a correre allo stadio olimpico, dove ha chiuso al secondo posto la batteria dei 5.000 dietro alla keniana Beatrice Chebet, la campionessa olimpica che l'ha preceduta sulla doppia distanza sei giorni fa. Nella finale di domani troverà pane per i suoi denti, perché oltre alla Chebet ci sono l'etiope ex iridata Gudaf Tsegay e la keniana campionessa in carica Faith Kipyegon, reduce dal trionfo sui 1500. "Mi aspetta una finale complessa, con avversarie che si sono moltiplicate. Credo di aver recuperato dai 10mila che hanno lasciato qualche segno in me e anche nelle altre", analizza la trentina, quarta un anno fa a Parigi. Prima di Nadia toccherà ad Antonella Palmisano, che stanotte (ore 0.30 italiane, le 7.30 locali) disputerà la 20 km di marcia, distanza in cui ha vinto i Giochi nel 2021. "Allora si gareggiò a Sapporo e non a Tokyo. Sarà dura perché arriveremo affaticate dalla 35 km".

Ieri grande gara di Francesco Pernici, che aveva messo nel mirino lo storico record di Marcello Fiasconaro. Sulla pista bagnata dello stadio olimpico il bresciano della Val Camonica combatte con grinta e coraggio, ma rimane fuori dalla finale degli 800 per soli quattro centesimi. Dopo il primato personale (1:43.84) con il quale si è issato al quarto posto delle liste italiane, superando Donato Sabia dopo 41 anni, Pernici ha pianto mostrando la foto del coach rimasto a casa. Nelle altre gare, prestazione superba dell'americana Sydney McLaughlin, che vince l'oro nei 400 e arriva a 18 centesimi dal record mondiale della tedesca dell'est Marita Koch (47.60) imbattuto dal 1985. Nelle semifinali dei 200, Noah Lyles stabilisce il primato mondiale stagionale in 19.51.

Dopo il terzo posto nei 100 dietro ai due giamaicani Seville e Thompson, il campione in carica non vuole abdicare almeno nella sua gara preferita. Ma dovrà fare i conti con l'altro giamaicano Bryan Levell, che ha corso 19.78 in scioltezza. Non riesce l'impresa al 17enne Gout Gout: con 20.36 resta fuori dalla finale.

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