Coronavirus

Vaccini obbligatori in Premier, ma la serie A fa melina

Svolta inglese: senza le due dosi giocatori e staff esclusi. In Italia per ora solo raccomandazioni

Vaccini obbligatori in Premier, ma la serie A fa melina

«Caro calciatore, proteggi la tua squadra e i tuoi cari: vaccinati». Comincia così la lettera che l'Aic, il sindacato dei calciatori, ha spedito nei giorni scorsi ai 2500 professionisti (serie A, serie B e lega pro) del calcio italiano per dare vita a una nuova campagna che punta a guadagnare l'inizio del prossimo campionato (21-22 e 23 agosto gli appuntamenti) con un prestigioso risultato di immunità di gregge. Una lettera può non essere decisiva, specie per gli stranieri.

Più utile alla causa è invece l'esito dell'altro consueto giro di visite ai singoli ritiri delle squadre realizzato dallo stesso sindacato e dal suo storico dirigente Gianni Grazioli. Nell'occasione è stato possibile verificare, attraverso un sondaggio faidate, la percentuale dei calciatori già vaccinati con la doppia dose: è molto alta. Anche se ieri il direttore dell'area tecnica dell'Udinese, Pierpaolo Marino ha lanciato l'allarme: «Abbiamo tre no-vax in squadra». E dopo il caso dello Spezia, dove a detta del medico il focolaio si è creato con due giocatori non vaccinati, c'è da riflettere. Negli altri club i rari casi di non vaccinati (1 al Genoa, 2 al Torino) sono quasi tutti concentrati tra gli stranieri. Un contributo decisivo è arrivato dal fronte della Nazionale campione d'Europa. Qui il presidente Gabriele Gravina è stato tra i primi a chiedere e ottenere il trattamento collettivo per la rosa dei 26 azzurri e dell'intero staff che ha partecipato al torneo continentale. L'esempio italiano ha fatto scuola con le altre federazioni. Uno dei pochi esponenti del gruppo di Mancini che ha dovuto attendere la finale di Wembley per regolarizzare la propria posizione, Jorginho (che aveva avuto il covid in precedenza) l'ha fatto al ritorno da Wembley e ha postato sui social la foto per promuovere la campagna.

La decisione della Premier league (obbligatorio il vaccino entro il primo ottobre per calciatori e staff) ha spostato i riflettori sulla Lega di serie A che ha affrontato il tema e adottato un provvedimento diverso. «Non abbiamo un rapporto diretto con i tesserati che rispondono ai rispettivi club, possiamo intervenire con una raccomandazione» la spiegazione arrivata da una fonte ufficiale. D'altro canto, la palla passerà sicuramente ai singoli presidenti, preoccupati dopo il caso scoppiato all'interno dello Spezia dove due no vax hanno di fatto provocato un cluster pericoloso.

A questo punto con la consapevolezza che negli stadi (Valentina Vezzali ha lanciato la proposta di adottare una percentuale del 75% per gli impianti all'aperto e il 50% per quelli al chiuso in zona bianca), si potrà entrare grazie al green pass, il calcio italiano si prepara a inaugurare la prossima stagione all'insegna di una completa sicurezza.

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