
E meno male che aveva detto che Gian Piero Gasperini non sarebbe diventato l'allenatore della Roma. Claudio Ranieri, però, era stato bugiardo solamente per cercare di celare il nome da caldeggiare ai Friedkin per la panchina giallorossa. Dopo il tentativo per Cesc Fabregas (subito murato dal Como che lo considera intoccabile e gli garantirà un mercato da 100 milioni in estate) i capitolini sono tornati alla carica per il tecnico di Grugliasco, che nella giornata di ieri ha rotto con la Dea. Dopo 9 anni di idillio e risultati straordinari (vittoria dell'Europa League nel 2024, 3 finali di Coppa Italia e 5 qualificazioni in Champions League) la storia è ai titoli di coda. Le frizioni erano note da tempo e le parti non sono riuscite ad appianare nel summit di ieri a Zingonia le divergenze. Una diversità di vedute che farà calare il sipario (con un anno d'anticipo rispetto alla scadenza del contratto) su uno dei binomi calcistici più brillanti dell'ultima decade. La Roma conta di chiudere per Gasp entro il fine settimana: pronto un triennale da 5 milioni con ricco bonus in caso di qualificazione Champions. Competizione alla quale la società giallorossa manca da 8 anni. Troppi per un club di questo calibro. Motivo per cui Ranieri ha deciso di puntare su uno specialista come Gasperini. Già domenica aveva fatto capire con quel «È più giovane di me» che potesse essere proprio il condottiero atalantino l'uomo giusto, visto che i due hanno solamente sei anni di differenza d'età (Ranieri ne ha 73 e Gasperini 67). Ora in casa bergamasca dovranno essere abili a non sbagliare la scelta del sostituto: le prime idee portano a Tudor, Sarri e Thiago Motta. Riflessioni in corso per individuare il nome giusto che possa permettere alla Dea di restare competitiva e non far rimpiangere Gasp.
A proposito di summit che possono scatenare l'effetto domino delle panchine in Serie A: ieri a Roma è andato in scena un vertice durato circa tre ore tra la dirigenza del Napoli e Antonio Conte. Il club azzurro è tornato alla carica per blindare il deus ex machina del quarto scudetto della storia partenopea. Sul piatto una campagna di rafforzamento che vede in De Bruyne (firmerà nei prossimi giorni un biennale con opzione per il terzo anno) solamente l'antipasto. De Laurentiis, infatti, è all'assalto di un altro parametro zero di lusso: Jonathan David. Pronto per l'attaccante canadese un quadriennale da 6 milioni all'anno. Operazioni che potrebbero ingolosire Conte, sul quale resta sempre in grande pressing la Juventus che gli garantirebbe un contratto di tre anni e pieni poteri. Riflessioni in corso per il condottiero salentino che si è preso 72 ore per pensare. Don Antonio non è nuovo ai colpi di scena: nel giugno 2014 aveva incontrato Andrea Agnelli accettando di restare alla guida della Vecchia Signora per poi dimettersi un mese dopo al terzo giorno di ritiro pre-campionato. Un torrido martedì 25 agosto del 2020, invece, lui e l'Inter si erano dati appuntamento a Villa Bellini col dichiarato intento di separarsi.
Dopo 6 ore di summit Conte scelse di restare alla guida dei nerazzurri, che nel frattempo si erano cautelati bloccando Max Allegri. La stessa mossa fatta cinque anni dopo da ADL. Chissà se pure l'epilogo sarà il medesimo di un lustro fa o se stavolta la spunterà la Juve. Infine Lazio e Torino hanno deciso di non confermare Baroni e Vanoli.