Nove punti di vantaggio. Improvvisamente diventano un miraggio, un'ipotesi, qualcosa che può andare in frantumi, come una vetrina di cristallo presa a sassate. Mezzogiorno e mezzo di gioco e di fuoco oggi a Roma, dal derby possono arrivare buone o cattive notizie per la Juventus capolista.
Nove punti di vantaggio potrebbero restare tali e allora il viaggio in costa Azzurra, per l'impegno di Champions league contro il Monaco, non sarebbe seguito dalla nuvola fantozziana. In caso di pareggio, idem come sopra ma se la Roma dovesse vincere, cosa che rientra comodamente nel pronostico, allora i nove punti scenderebbero a sei e, a seguire, aumenterebbero i pensieri, i calcoli, le tabelle, perché il Monaco e poi il derby contro il Torino e di nuovo i monegaschi e quella sfida diretta all'Olimpico contro i romanisti, al 14 di maggio e, particolare non trascurabile, anche la finale di coppa Italia contro la Lazio: uno tsunami di pensieri, tanta roba (si usa dire così per non dire niente ma per significare tutto) per una squadra, la Juventus, che conserva la certezza ma che, per quel gol svizzero all'ultimo secondo della partita di Bergamo, ne ha smarrita qualcuna.
Un pareggio, non una sconfitta, ma i condor hanno preso a girare attorno all'accampamento bianconero, Higuain non segna, Cuadrado è impallato, Pjanic distratto, Chiellini sbanda, Allegri trema.
Il calcio è questo, dal carnevale post Barcellona all'ansia di prestazione post Bergamo. Non c'è mai una soluzione intermedia, un equilibrio nella lettura degli eventi. Maggio è il mese delle sentenze, non vedo lo stupore, è così da sempre sul calendario del pallone. Vincente e vincitore sono sinonimi, con una differenza sottile ma decisiva, il primo prevede le qualità di imporsi sugli altri, il secondo è il dato certo della vittoria.
In questo momento la Juventus è certa di essere vincente ma non sa se potrà completare il percorso. Sarebbe di certo un colpo di teatro tra i più clamorosi, questo sì leggendario come l'eventuale conquista del sesto titolo consecutivo. Ma il gioco del calcio si presta a qualunque ribaltamento, non soltanto per il risultato durante la partita. Non individuo, almeno per il momento, segnali di crollo improvviso della squadra; il pareggio di Bergamo è stato conseguenza di una serie di congiunture non tutte positive e favorevoli, a parte l'errore arbitrale.
Non è possibile che lo stato di salute della Juventus fosse un fake fino a venerdì pomeriggio e, oggi, la sua cartella clinica, da ricovero d'urgenza. Di certo la Juventus è sotto pressione, come abitudine, lo sarà fino all'ultima goccia di sudore, dovendo fare i conti con gli avversari, altre circostanze ma soprattutto con se stessa. Allegri non può farsi del male e sbagliare l'ultima giocata. Sta anche alla vecchia guardia dare il segnale opportuno.
Gli elogi e l'euforia che, da tempo, circolano attorno alla Juventus, hanno un gusto stucchevole, come il dialogo caramelloso tra Del Piero e Dybala sul numero di maglia, il 10 e non il 21, come se lo stesso del Piero sia il depositario esclusivo di quel numero nella storia bianconera.Tutta roba che appartiene al mondo delle chiacchiere e delle fiabe. E non sempre, queste, finiscono bene.
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