MilanoUn tuffo nel naviglio senz'acqua, ecco come appaiono alla fine del disastro in coppa Italia i giocatori dell'Emporio Armani eliminati da una grande Cimberio Varese. Ci voleva cuore e Milano non lo ha avuto, mentre Varese ha vissuto di energia mentale più che fisica, gestita bene da Vitucci mentre Scariolo si faceva troppi nodi alle scarpe ed inciampava su tutte le scelte: quando serviva la guerra lui passava a zona, quando ci voleva chiarezza era tutto un rincorrersi di gente che faceva uno contro cinque. Varese in semifinale contro Roma. Non ci saranno gli ottomila di ieri, ma sarà un partitone fra gente che non la racconta, che non si fa bella quando spezza le unghie alle formiche. Ebi Ere, o professore di Tulsa, ha guidato la biga varesina nel grande circo del Forum, prima di lui Dunston aveva svitato le lampadine per tenere al buio Milano, poi Achille Polonara ha dimostrato a chi lo aveva escluso dalla nazionale che ha tutto per esserci, 16 punti, difesa eccellente su Hairston. Nel mezzo l'elettricità di Banks e il sacrificio di Taits, la difesa del De Nicolao cento braccia su Marques Green che è stato cucinato a fuoco lento dal Mike Green, uno di Filadelfia come lui, il protagonista nel momento delicato della rimonta di Milan o nel terzo quarto, una rimonta iniziata dal meno 17 del terzo quarto quello che fotografava tutto: 5 punti di Varese in 5". Per Milano solo Bourousis e il primo Radosevic, poi Marques Green, a sprazzi e, nel finale a buoi scappati, Langford. Milano e la sua spocchia, la sua idea di grandezza che si realizza sempre e soltanto sul campo. Due sberle forti. Europa e Coppa Italia. Un disastro.
Oggi cercheremo altre facce nuove come quella dell'apostolo nuragico Gigi Datome, 22 punti, 12 rimbalzi, in questo cantabasket di coppa che ha lasciato senza parole chi non pensava di trovare una Cantù così poco combattiva, anche se alla fine ha graffiato tornando da meno 19 a meno 1, sofferto, ma adesso è fuori perché Roma ha fatto una super partita, dominando il cielo dei rimbalzi (39-23) dove l'assenza di Tyus ha come incatenato una squadra troppo "bassa" di statura e pressione e senza più la sorpresa Mancinelli, in ritardo di forma dopo tanta vacanza, lento nei rientri, una situazione che fa pensare a giorni duri per tutti nella casa del Custer Trinchieri che misteriosamente ha tenuto troppo in castigo Tabu quando Roma fuggiva, dando spazio all'inguardabile Andersen, perché il congolese del Belgio ha guidato la grande rimonta col tiro da 3, l'unica arma buona della Foxtown in una serata di grandi rimpianti per questo 89-85 che la boccia di nuovo. La presidentessa Cremascoli non aveva proprio la faccia di chi dimenticherà una delusione del genere.
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