Il Milan ha abbozzato un mezzo sorriso, quando ha presentato il proprio bilancio al 30 giugno: in rosso di 98 milioni, ma certamente in progresso rispetto ai 194,6 della stagione precedente. Non altrettanto aveva fatto l'Inter, le cui perdite ammontavano a 245,6 milioni: la cifra più alta di sempre per una società di Serie A, superiore anche ai 210 milioni fatti registrare dalla Juventus e che saranno sottoposti domani all'assemblea degli azionisti. Non che la Roma, prossima a un aumento di capitale, stia molto meglio: la perdita di gruppo per l'esercizio 2020-21 è ammontata infatti a 185,3 milioni, rispetto ai 204 rilevati dodici mesi prima. La salute economica delle società di calcio è insomma quella che è: rivedibile. Tutte hanno peraltro garantito che la situazione migliorerà strada facendo. E tutte paiono avere intrapreso una strada più virtuosa, fatta di contenimento dei costi. In attesa di quello che dirà Agnelli domani, vale l'auspicio di Paolo Scaroni, presidente del Milan: «I risultati sportivi condizionano quelli economici. Noi ci poniamo come obiettivo di essere sempre in Champions: se così sarà, non è illusorio pensare di ridurre o azzerare le nostre perdite nei prossimi tre anni». La stessa previsione della Juventus che però per il prossimo bilancio prevede una perdita «nel range di quella dell'esercizio 2020-2021» come annunciato nella nota integrativa richiesta dalla Consob alla relazione del cda con la proposta di aumento di capitale da 400 milioni.
Si vedrà. Nel frattempo è tornato a galla il tema delle plusvalenze, al punto che la procura della Federcalcio ha aperto un fascicolo a riguardo di operazioni (sospette) degli ultimi due anni: una verifica ispettiva sulle società quotate in Borsa da parte della Consob ha provocato così la decisione della procura federale guidata da Giuseppe Chiné. A richiamare l'attenzione sono state alcune operazioni della Juventus che hanno suscitato l'interesse della Covisoc. Tema conosciuto, peraltro. E che parte dall'ipervalutazione che certe società fanno a bilancio di alcuni giocatori per far quadrare i conti. L'istruttoria sportiva è ancora agli albori, ma intanto alcuni scambi sono stati messi sotto osservazione: la cessione di Pjanic (60 mln) al Barcellona per esempio, preceduta dall'acquisto di Pereira Da Silva (8) e poi di Arthur (72) e Marques (8,2) da parte della società bianconera, che avrebbe così ricevuto quasi 50 milioni di plusvalenze per questo giro di operazioni. Discorso analogo con il Genoa con i 18 milioni di Rovella, ceduto alla Juve mentre facevano il percorso inverso Portanova (10) e Petrelli (8).
Nelle decine di operazioni di mercato segnalate c'è anche il Napoli: l'arrivo di Osimhen, a fronte della cessione di quattro giocatori (per 20 milioni) che ha consentito al club di realizzare una cifra significativa sul fronte plusvalenze, è finito sotto la lente di ingrandimento. Anche perché di quei quattro giocatori, a distanza di poco più di una stagione, uno si trova ancora in Francia (senza aver mai giocato) e gli altri sono tornati in Italia: uno in serie C e due in D.
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