Nella terra di Rocky l'Inter suona la sua musichetta da film, segna il primo (e secondo di Nagatomo) gol stagionale su azione e, guarda caso, si fa lanciare in discesa dall'uomo che sprizza personalità in ogni giocata, non a caso proviene dal Manchester United. Nemanja Vidic si è fatto conoscere e riconoscere con un gol tipico della ditta (colpo di testa ad anticipare i difensori avversari) e con una giocata che ha messo timbro e sigillo di qualità alle due novità nerazzurre per ora più consistenti: cross pennellato dell'indiavolato Dodò e lo stopperone maestoso quanto un goleador di professione nel sorvolare le teste romaniste. Veni, vidi, Vidic. Buone notizie per l'Inter, ne conviene anche Mazzarri: «Vidic ci regala sicurezza e Dodò se continua così avrà un grande futuro». Qualche dubbio sulla tenuta della difesa della Roma che sarà pur la squadra sfidante della Juve anche in questa stagione ma qualcosa deve mettere a regime, visto il nutrito cast interpretativo.
Il calcio italiano ha fatto la sua buona figura, match da serie A di alto livello che non sarà stato appassionante sempre ma almeno dignitoso nelle interpretazioni. Soprattutto nella gestione di un gioco che sembra già recuperato e masticato. Philadelfia, la terra di Rocky, non ha regalato il pienone da stadio portato dalle sfide con le squadre inglesi o il Real Madrid, ma qui è questione di feeling. Piuttosto qui pareva di veder giocare football americano, non tanto per ignobili gestioni calcistiche quanto per il campo tracciato come quelli del football che ovviamente non è soccer.
Però Roma e Inter ci hanno riportato nel calcio cammin facendo, inizio un po' monotono, tanta fatica a tirare in porta, nerazzurri subito compatti, la gente di Garcia arrancante nel trovare ritmi e spazi. E, al tirar delle somme, questa è stata sintesi di tutta la gara che ci ha fatto gustare il time out dopo 23 minuti. Ci sta in periodo caldo e di forma approssimativa. Interisti difensivamente solidi, benchè siano stati graziati all'inizio della ripresa da una spiattellata di Destro davanti alla porta (Vidic si è visto sorvolare dal pallone colpito dal romanista) e Carrizo nel finale abbia dovuto metterci del suo davanti a Sanabria. Roma ancora arrugginita in certi meccanismi, forse un po' indolente, dovrà recuperare fame e grinta. In tal senso l'Inter sembra già avanti, molto motivata, la presenza di Vidic deve aver portato una ventata di grande determinazione: il modo di gestire i difensori e di guidarli, è esemplificativo di quanto conti aver grandi giocatori nelle zone che contano.
Mazzari ha usato ancora tre difensori, cinque centrocampisti (Kovacic solo nella ripresa) tra cui M'Vila molto compassato e poco mobile, ma con il gioco tipico del metodista. E il duo Icardi-Botta in attacco a tener testa in attesa di rinforzi: il centravanti volenteroso ma quasi mai a portata di tiro, l'altro tutto guizzi e colpi di tacco, alla lunga ha fatto sentire la sua presenza. Roma con tanti problemi difensivi a cominciare dagli infortuni: Castan fermo dopo dieci minuti (problema all'adduttore) e Benatia, che lo ha sostituito, fermo dopo 26' della ripresa per un problema fisico. Roma migliore nella rosa, non a caso finora è la squadra che ha speso di più, ma dovrà dimostrarlo anche sul campo.
Ieri Totti è rimasto a lungo in panchina, Iturbe si è spento presto e nemmeno aveva esaltato prima. Centrocampo troppo compassato, sicuro del suo gioco ma poco efficace nel rendersi pericoloso.
L'Inter ha tirato di più in porta o verso la porta, il gioco di fascia di Dodò ha prodotto effetti (magari il brasiliano conosce bene i difetti dei suoi ex compagni), però anche D'Ambrosio ha cavato il cross valso il gol-raddoppio di Nagatomo, solo davanti alla porta. Le impressioni di agosto dicono che l'Inter può tirare un sospiro, la Roma non deve darsi respiro. E l'Inter americana torna a casa con un sorriso in più e una brutta figura in meno rispetto a quella dell'anno passato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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