Vent'anni senza Casartelli sulle strade del Tour

Rodez Venti anni. Volati via, come Fabio. Venti anni oggi, ricordati dal Tour l'altro ieri, quando la corsa è passata davanti al monumento che celebra questo ragazzo scomparso troppo giovane per essere dimenticato. Fabio Casartelli muore lungo la discesa del Portet-d'Aspet il 18 luglio 1995.

Il primo a cadere è un francese, Dante Rezze, che finisce la sua corsa lungo un dirupo e viene tirato su dalla protezione civile con una corda. Fabio, in maglia Motorola, la stessa di un giovanissimo Lance Armstrong che non aveva ancora conosciuto lo spettro della malattia e l'onta del doping, termina la scivolata contro un paracarro in cemento. L'impatto è terribile, quanto l'immagine di quel giovane uomo, oro alle olimpiadi di Barcellona tre anni prima, immobile e in posizione fetale come se si fosse improvvisamente addormentato. Quando "radiocorsa" annuncia la caduta sono le 11.45. Alle 14.40, l'annuncio della morte.

«Sono stata l'altro ieri sul Portet d'Aspet con Marco, mio figlio, e Daniele, il mio compagno da due anni - ci racconta Annalisa, la vedova Casartelli che raggiungiamo telefonicamente nella sua casa di Forlì, dove abita -. Non è stata una gita di piacere, ho vissuto emozioni devastanti. Non vi nascondo che in un paio di occasioni mi sono detta: ma chi me l'ha fatto fare? Io ci vado spesso lassù, ci ero andata anche a febbraio, io e Daniele e basta. Fabio è sempre con me, è dentro di me, la sua assenza è una presenza insostituibile».

Annalisa parla con voce tremula, l'emozione gli rompe le parole. Ogni volta che si parla di Fabio lei rivive quei momenti con struggente malinconia. «Sono venuta per i fatti miei, il Tour non ci ha assolutamente invitato, almeno la sottoscritta - ci spiega -. Non so se hanno invitato i genitori di Fabio, Sergio e Rosa, che l'altro ieri erano lì con un gruppo di amici venuti dall'Italia in pullman come fanno di solito. Io sono andata perché mi voleva rivedere, dopo qualche anno, Jim Ochowicz, oggi manager della Bmc di Tejey Van Garderen, ma all'epoca il grande capo della Motorola, la squadra per la quale correva Fabio. È stata una grande emozione riabbracciarlo, così come ritrovare il dottor Massimo Testa, da sempre vicino ai team di Jim. È bello sapere che Fabio è ancora amato. Io ce l'ho nel cuore. Ed è sempre con me».

Ancora secondo, per la quarta volta in questo Tour, su un traguardo disegnato assolutamente per lui. Perde come un pollo lo slovacco Peter Sagan, uomo da 4 milioni di euro a stagione, che non riesce più a vincere uno straccia di corsa. Lo batte il belga Greg Van Avermaet, con un'accelerazione irresistibile sullo strappo finale e si aggiudica la tredicesima tappa Muret-Rodez, al primo successo al Tour. Terzo Jan Bakelants.

La buona notizia arriva da Vincenzo Nibali, che durante la frazione ha forato due volte, che ha chiuso settimo nel gruppo dei migliori, preceduto da Chris Froome e seguito da Alberto Contador: tutti e tre arrivati con 7" di ritardo dal belga della Bmc. Froome conserva la maglia gialla con 2'52" di vantaggio su Tejay Van Garderen e 3'09" su Nairo Quintana. In classifica Nibali è sempre nono a 7'47". Oggi 14esima tappa, da Rodez a Mende.

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