Benny Casadei Lucchi
Terza fila. La Rossa definitivamente superata. Il verdetto delle qualifiche di Sepang, pista senza eccessi di velocità come a Monza o di curve e lentezze varie come a Singapore, parla chiaro: dietro le solite Mercedes ci stanno le Red Bull. Di più. Ci sta anche la Renault che le motorizza visto che a questo punto anche a livello di potenza termica e ibrida il propulsore transalpino pare aver raggiunto quello della Ferrari. Il che è tutto dire, purtroppo. Verstappen è a mezzo secondo da Hamilton in pole con record della pista e poker di prima posti in qualifica. Dietro di lui sorriso Ricciardo.
Terza fila, dunque. Prima Seb che ammette «sono un po' deluso, però il passo è buono» e come sempre rimanda al giorno dopo «vediamo domani...». E poi Kimi. Ma anche qui c'è aria di verdetti. È infatti passato il tempo degli Schumacher e degli Alonso che al compagno rifilavano scatti di lancetta a volontà. Le cronache del 2016 raccontano invece di un Raikkonen partito come seconda guida a inizio stagione e però in forma smagliante non tanto perché brilli di freschezza e velocità pura in senso assoluto, bensì perché luccica in senso relativo. Cioè confrontando i suoi risultati con quelli del compagno più giovane, più pagato e dal passato più vincente. Ieri sesto crono per il finlandese, dietro a Vettel ma di soli 48 millesimi. Cioè niente.
E questo pone, per la prima volta negli ultimi venti anni, un interrogativo nuovo al Cavallino. E cioè il dubbio di non avere in scuderia il più forte. Nessuno lo ammetterà mai, però la stagione disarmante di Vettel nel 2014, quando prese bastonate una gara sì e l'altra pure da Ricciardo al primo anno in Red Bull, è tornata ad aleggiare sul team. Le prestazioni di Raikkonen hanno ovviamente contribuito. La sensazione forte non è infatti che sia il nordico ad andare a mille ma il tedesco a non andare come dovrebbe, come si pensava, come si sperava. Intendiamoci: la velocità del pilota non si discute. Semmai, si discute la capacità del pilota di andare oltre la macchina. Schumi, nel bene come nel male era capace di farlo e l'ha fatto spesso. Così Alonso. Che negli sfortunati anni ferraristi ha certamente dato la sensazione di essere uno capace, con i propri calienti malumori, di dividere il team, però mai ha dato l'idea di non riuscire a guidare oltre il livello della monoposto. Vettel sì. Poi, magari, oggi Seb farà la gara della vita. C'è solo da augurarselo. Ma non si leverà comunque di dosso l'aura di pilota che spesso subisce il mezzo.
Con l'auto così così, con i piloti così così, unica consolazione per il popolo dei tifosi di rosso vestiti è la certezza, da qui a fine stagione, di
poter valutare le prestazioni di monoposto e driver senza che queste siano alterate da ordini di scuderia. Ma forse, anche questo aspetto, potrebbe non essere alleato di Vettel. Talento rimasto nudo davanti ai nostri occhi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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