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La vittoria che non basta. La Juve dipende troppo dall'umore dei singoli

CR7 tradisce ed ecco l'ex viola. La Signora è rientrata nella lotta scudetto ma serve di più

La vittoria che non basta. La Juve dipende troppo dall'umore dei singoli

Tre punti a Milano contro il Diavolo: dovevano arrivare e sono arrivati. La Juventus si è nuovamente iscritta alla lotta scudetto, ammesso che se ne fosse mai sentita esclusa. Vittoria rigenerante per il morale della truppa e del popolo tifoso, fino a un paio di giorni fa perplesso di fronte a quanto proposto dalla creatura di Pirlo: mai davvero continua, con pecche difensive grosse come una casa e incapace di battere, prima di incontrare i rossoneri, una delle prime dieci squadre del campionato. Poi, appunto, la sfida del Meazza contro un Milan privo di sette giocatori e senza il suo totem Ibrahimovic. Quasi impossibile non sfruttare l'occasione, al netto delle assenze dei positivi Cuadrado e Alex Sandro, oltre che dell'infortunato Morata: «Abbiamo ancora fame», ha detto alla fine Bonucci. E nessuno lo nega ne ha mai pensato il contrario. Per di più, i tre punti sono arrivati in occasione di una delle prestazioni più scialbe e meno incisive di Cristiano Ronaldo: praticamente mai pericoloso con conclusioni personali, CR7 non è riuscito nemmeno a mettere lo zampino in uno dei tre gol segnati dai suoi compagni. Il che, a dirla tutta, libera la Juve dalla dipendenza dal portoghese, apparsa clamorosamente evidente in tante delle partite che hanno preceduto la sfida del Meazza.

Tutto perfetto, quindi? Non proprio, anche se i tre punti hanno portato entusiasmo e ridato ossigeno a una classifica che, in caso di ko, si sarebbe colorata di nero. Di lavoro da fare, per essere competitivi ai massimi livelli, ne resta comunque parecchio: anche mercoledì, la fase difensiva dei bianconeri non è infatti stata perfetta e il centrocampo ha palesato limiti di tecnica e personalità già emersi in altre occasioni. Poi, certo, la Juventus dispone di un numero talmente elevato di giocatori di qualità che, contro i (troppi) ragazzini del Milan, la differenza alla fine si è vista e il match è girato. Decisiva, stavolta ma non solo, la crescita di Chiesa: a destra come a sinistra, il figlio di papà Enrico sta dimostrando di sapere assorbire gli insegnamenti della galassia Juve e del suo allenatore. E se l'ex viola vede la porta cosa che gli anni scorsi non succedeva spessissimo tutta la Juve ne trae e ne trarrà giovamento: alcuni meccanismi andranno ancora oleati, ma intanto i suoi tagli verso il centro e gli scambi nello stretto con un attaccante hanno già dimostrato di poter fare male agli avversari. Semmai, bisognerà che ai suoi lampi si associ una maggiore solidità di squadra: un pensatore in più in mezzo al campo servirebbe per esempio come il pane, idem un attaccante più attaccante di Dybala che pure sta cominciando a lanciare segnali di vita.

Insomma: anche a Milano, pur vittoriosa e soddisfatta, la Juve ha mostrato qualche crepa e si è imposta grazie alle giocate di uno dei suoi big.

Per verificarne l'effettiva crescita, non ci sarà comunque da aspettare troppo: il Sassuolo domenica e l'Inter tra dieci giorni diranno chiaramente se la vittoria contro il Milan è stata vera gloria.

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