Vittoria, sconfitta o follia. Perché dobbiamo credere alla Nazionale del Poz

A Manila, nell'arena di Ali-Frazier, subito l'Angola È motivata e armoniosa: ha qualcosa dentro

Vittoria, sconfitta o follia. Perché dobbiamo credere alla Nazionale del Poz
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di Oscar Eleni

Sapore agrodolce dei ricordi. Profumo di Pancit Malabon, spaghetti di riso con pesce e uova di anitra specialità filippina, il tiro nell'ultimo secondo del brasiliano Marcel che tolse all'Italia di Giancarlo Primo il bronzo mondiale e da quel giorno non abbiamo più visto il podio in questa manifestazione neppure da lontano. Quarantacinque anni fa. Sempre Manila, dove gli azzurri iniziano stamane contro l'Angola il loro viaggio nel mondiale in un'arena esagerata da 55mila posti. Viaggio lungo che è iniziato anche ad Okinawa in Giappone e Giacarta nell'Indonesia per 32 nazionali. L'Italia spera di stare a Manila anche nella seconda fase, ma prima dovrà battere Repubblica Dominicana alle 10 domenica e i padroni di casa delle Filippine alle 14 di martedì.

Un posto fra le prime due per cercare poi i quarti contro Serbia e Portorico o Cina, tre squadre battute nei tornei di preparazione, che stanno nel gruppo B. A Manila, nel gruppo C ci saranno anche gli Stati Uniti di Steve Kerr, gli unici che sono favoriti per tutti, così come la Lituania nel gruppo D, mentre dalle qualificazioni in Giappone il gruppo E dovrebbe promuovere Germania o Australia, mentre la Slovenia di Doncic dovrà temere soltanto la Georgia di Shenghelia. Da Giacarta facile dire che la Spagna di Scariolo e il Brasile avranno in mano il gruppo G, mentre il Canada, pieno di giocatori NBA e la Francia sembrano poter dominare il gruppo H.

Un viaggio lungo, ma questa Italia gioiosa di Giammarco Pozzecco merita fiducia anche se come dice il tecnico può perdere con tutti, sapendo, però di aver lavorato bene e non soltanto perché nel precampionato non ha mai perso.

Il Poz e il suo mantra: emozionare, non porsi dei limiti, saper vivere nel presente credendo nella magia del futuro, mai credersi forti, ma saper sognare per ottenere il massimo.

Arena da brividi, la stessa dove Muhammad Ali sconfisse Frazier. Mondiale che potrebbe anche riaprirci le porte per le Olimpiadi chiuse dal 2004 quando Recalcati, oggi assistente aveva proprio Pozzecco in regia nella squadra che vinse l'argento.

Ultimo mondiale per Gigi Datome capitano che, come Tamberi a Budapest, è arrivato a Manila con un sogno: il saltatore per vincere, come ha fatto, l'unico oro che gli mancava, il nostro campione per prendersi una medaglia mai conquistata con la Nazionale.

Forse esagera, forse noi siamo troppo ottimisti, ma questa Italia ha qualcosa dentro, gioventù, talento, la voglia di battersi

tutti insieme. Magari sarà capace anche di sedersi al tavolo delle grandi favorite come Stati Uniti, Canada, Spagna o Francia. Pronti a scommettere, ma anche a ripartire se dovesse andar male, perché la semina è stata ottima.

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