SS. Defunti

Leggendo la sigla “SS.” che abbiamo preposto a “Defunti” qualcuno potrebbe stupirsi, perché è noto che, per i cattolici, non tutti i defunti sono santi. È vero, infatti intendiamo riferirci solo a quelli che stanno in Paradiso o in Purgatorio. Per gli altri, pregare è inutile. Invece, i “santi” possono benissimo intercedere per noi, anche se quelli del Purgatorio chiedono, in cambio, le nostre preghiere. Meglio, la celebrazione di messe in loro suffragio. Il dogma della “comunione dei santi”, che fa sì che i cristiani, anche quelli defunti, si aiutino gli uni gli altri, era un tempo così radicato nelle menti e nei cuori che, per esempio in Sicilia, i doni ai bambini venivano fatti il 2 novembre, non a Natale. Infatti, erano i “morti” a portare doni. Non sappiamo se questa usanza esista ancora o è stata soppiantata dalla carnevalata di Halloween, festa horror che, essendo d’origine pagano-protestante (Calvino faceva frustare quelli sorpresi a pregare sulle tombe), suggerisce che dei morti si deve aver paura, laddove i morti siciliani recavano gioia. Man mano che si va affievolendo la speranza cattolica, il suo posto viene preso da una prospettiva di tipo - ci si perdoni l’espressione ma non crediamo ce ne siano altre - animale. Quest’ultimo, infatti, non fa altro, giorno e notte, che mangiare-bere-dormire-riprodursi, cercando di stare meglio che può, senza chiedersi né quando morirà né perché.

L’allegro fatalismo esistenziale che sostituisce la domanda (e la risposta) sul senso della vita è simile alla medievale “nave dei folli” che andava spensieratamente a ramengo.

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