Stadio, Sala ci ripensa. "Se salta la vendita non mi dimetto. Rimpiango Moratti"

Il sindaco: "Per Massimo e Berlusconi il calcio non era soltanto un business"

Stadio, Sala ci ripensa. "Se salta la vendita non mi dimetto. Rimpiango Moratti"
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"Dimissioni? Assolutamente no". Beppe Sala, che è ritornato ieri in pubblico dopo una lunga pausa, ha chiarito subito che se dovesse saltare l'operazione San Siro resterà comunque al suo posto. Non la considera (più) una sorta di mozione di sfiducia. "Penso che un sindaco debba andare a casa se c'è una decisione che mina il funzionamento dell'amministrazione, ad esempio se non viene approvato il Bilancio. Se il Consiglio non dovesse approvare la vendita" dello stadio e delle aree "semmai sarà un problema che si prenderà il prossimo sindaco, le squadre non decideranno con facilità di far finta di niente. Molti di noi possono rimpiangere le proprietà di Moratti e Berlusconi, io certamente" parlando da interista "rimpiango l'ex presidente Massimo Moratti. Ma così è oggi, queste proprietà più che la passione per il calcio e per lo sport lo considerano un'occasione di business. Sta nei fatti". Tant'è, dopo la riunione due giorni fa tra la vicesindaco Anna Scavuzzo e i consiglieri del Pd ha creato ulteriori malumori la conferma che il Comune metterà circa 36 milioni di euro come "compartecipazione delle spese" dei club al rifacimento del tunnel di via Patroclo, la demolizione e rifunzionalizzazione del Meazza, la bonifica di aree verdi che torneranno al pubblico. Nei fatti, il prezzo di vendita effettivo calerà da 197 milioni di euro a 161. "L'accordo non è ancora definito, spero a brevissimo, e su alcune compensazioni stiamo ancora trattando. Ci sono ancora margini" per abbassare la cifra. Ma "voglio precisare - sostiene - che lo sconto, come viene chiamato, è pari a zero. C'è una compartecipazione a spese che derivano dalla legge Stadi sulle bonifiche o da nostre richieste, ad esempio sullo spostamento del nuovo stadio" dalle case di via Tesio, che comporta il rifacimento del tunnel. "San Siro - prosegue - non è diverso da altri casi. Pensiamo a Citylife, il sottopasso l'hanno pagato in parte i privati e in parte il pubblico perchè era un'opera pubblica". Ricorda che al netto di queste spese "incasseremo 170/180 milioni, un enorme vantaggio per la città e per il quartiere, sulla destinazione dei fondi deciderà il Consiglio". Sempre che dia il via libera. Ad oggi i no sicuri sono 6 ma i conti saranno ballerini fino all'ultimo. "Ognuno fa la propria parte. Di fronte a un problema, è questo lo è, un sindaco non deve girarsi dall'altra parte ma deve prendere una posizione. I suoi poteri però arrivano fino a un certo punto - avverte (anche) i club -: sulla vendita di un bene importante come lo stadio deve decidere il consiglio. Io voglio essere a posto con la mia coscienza, voglio aver fatto il mio lavoro, consegnare il dossier consigliando l'approvazione, da lì in poi non posso fare più nulla. L'aula deciderà se cedere o meno". La giunta dovrebbe approvare la delibera l'11 settembre.

Il verde Carlo Monguzzi ieri ha presentato con i comitati che difendono il Meazza una lettera che sarà inviata al Cio affinchè il Comune "mantenga gli impegni presi con il dossier olimpico", dalla legacy al rispetto ambientale, "e blocchi la demolizione". Il capogruppo dei Verdi Tommaso Gorini e la consigliera Francesca Cucchiara definiscono l'operazione "una svendita, 160 milioni sono irrisori su un bilancio di 4 miliardi. La maggioranza si fermi. Bene che ora Sala abbia escluso ipotesi di dimissioni ma non deve più accadere che i consiglieri di maggioranza vengano messi sotto pressione con forzature simili".

Per il capogruppo della Lega Alessandro Verri invece "in caso di bocciatura un sindaco serio, dopo 10 anni di governo in cui non cava un ragno dal buco, dovrebbe farsi da parte subito". Per il consigliere di Forza Italia Alessandro De Chirico "l'attaccamento alle poltrone da parte del centrosinistra è imbarazzante". Riccardo Truppo (FdI) è "sempre più convinto che non parteciperemo al voto".

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