Staglieno, «magazzino» dei riti satanici

Ma proprio all’entrata dei servizi igienici due altoparlanti diffondono musica classica

Marzia Fossati

Scritte in arabo su alcuni bassorilievi all’interno delle gallerie monumentali del cimitero di Staglieno, scritte fitte, a pennarello, che imbrattano la fronte di alcuni defunti raffigurati sulle rispettive tombe marmoree. A prima vista parrebbe proprio arabo, ma potrebbe trattarsi anche di aramaico, una antica lingua biblica attualmente usata e abusata durante la celebrazione di riti satanici. Comunque sia, resta il fatto che, a due passi dall’ingresso di un cimitero monumentale come quello di Staglieno, gremito ieri, oltre che da parenti in visita ai propri cari estinti, anche da turisti stranieri, dei veri e propri capolavori dell’arte neoclassica deturpati da scritte inquietanti non sono certo un bel biglietto da visita. Sulle guide vendute all’estero, il cimitero di Staglieno viene annoverato tra i musei, e se ne caldeggia la visita proprio per le sue gallerie ricomprese tra i più begli esempi dell’arte funeraria italiana di fine ‘800, ricche come sono di opere grandiose di scultori quali Monteverde, Rivalta, e Varni, solo per citarne alcuni. Ma, sfregi a parte, le gallerie monumentali, ormai corrose dall’umidità e a serio rischio crollo, languono seppellite da una nera e spessa coltre di polvere, segno del tempo, ma soprattutto dell’incuria che contraddistingue tutto il cimitero.
Solo il Pantheon, in cima alla grandiosa scalinata nella parte destra del cimitero, fa bella mostra di sé, tornato a nuova vita grazie ai recenti restauri. Addirittura i bagni, ancora in perfetto ordine, posti sotto la gradinata, hanno posizionati sopra i rispettivi ingressi due altoparlanti che diffondono musica classica a tutto volume, cosicché entrare alla toilette a tempo di Mozart risulta quasi un’esperienza mistica. Peccato che basti allontanarsi di qualche centinaio di metri da questa zona per rendersi conto del degrado imperante, soprattutto nella parte alta, quella meno in vista. Nella zona ebraica si supera davvero il limite con alberi, non piante, ma alberi cresciuti sulle tombe per almeno una decina d’anni. Senza contare poi il discreto numero di tombe evidentemente forzate e malamente richiuse. Vale a dire che le lastre di marmo sono state spostate, e le bare dissotterrate e aperte, probabilmente per ricavarne teschi, ossa e altri macabri cimeli per qualche rito satanico, e poi rimesse al loro posto, anche se le voragini sottostanti rimangono ben visibili lateralmente. A Staglieno non vanno però a ruba solo i resti umani, a quanto pere, perché, all’interno di alcune gallerie, nemmeno troppo nascoste, si notano statuette estirpate dalla base, o parti di composizioni marmoree più grandi staccate e trafugate, forse per essere rivendute a collezionisti d’arte, anche funeraria. E non si tratta certo di rotture accidentali di pezzi poi andati perduti, perché le parti mancanti sono figure intere, come un angioletto ad esempio, ed è ben visibile dalla base che il lavoro è stato fatto con cura, con uno scalpelletto, per non rovinare la statua.


Le cose non migliorano certamente nella zona anglicana, con alcuni livelli non più raggiungibili a causa della vegetazione lasciata crescere indisturbata per anni, o nelle gallerie interne, soprattutto quelle sotterranee e ai piani alti: buie, sporche, abbandonate, sorrette da impalcature arrugginite, sembrano perennemente sul punto di crollare e infondono un terrore atavico a chiunque vi si avventuri.
(2 - continua)

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