Pietro Acquafredda
A dispetto del suo cognome quasi impronunciabile, Andsnes ( cinque consonanti in sette lettere, e quattro tutte di fila, un record!), il trentacinquenne pianista norvegese, oggi molto richiesto sia in concerto che in sala di registrazione ( è appena uscito un cd con i Concerti di Rachmaninov nn. 1 e 2 coi Berliner Philharmoniker e Pappano sul podio, con il quale, dichiara, «ho ancora altri progetti e sarei disposto a lavorare per tutta la vita»); ed anche fra i più versatili - alterna recital solistici, allaccompagnamento di cantanti nella liederistica, fa musica da camera, suona con orchestre e dirige un piccolo ma apprezzatissimo festival nel suo paese - ti spiazza con il bel sorriso e il viso luminoso e ti conquista con la simpatia.
Per proseguire nel difficile cammino del musicista senza soccombere professionalmente e psicologicamente - studio, viaggi, concerti pubblici, sale di registrazione - lui sè dato qualche regola elementare ma di saggezza antica: «Anche nei periodi di maggior lavoro, pianificare tutto anzitempo, perché sono gli imprevisti a dare stress; non fare mai distinzione alcuna nella propria attività musicale, perché la musica è una, e solo per comodità noi facciamo distinzione fra generi, forme, organici strumentali». La verità è che per Leif Ove Andsnes lantidoto contro lo stress sta nella sua gioventù che gli fa superare problemi che nelletà adulta sembrerebbero insormontabili. Da ottobre a oggi ha suonato una volta ogni tre giorni, in giro per il mondo; in febbraio ha risalito in nave la sua patria dal sud al nord facendo concerti in sei cittadine; con un freddo polare ( il termometro è arrivato a segnare -32° ); ma lui almeno al freddo è abituato e gli piace anche, tanto che a quelle latitudini ha deciso di vivere, tra Danimarca e Norvegia, quando potrebbe trasferirsi in qualunque altra parte del mondo, dove suona regolarmente (ha toccato in questi giorni Bruxelles, Parigi, Saragoza, Madrid e sta per partire per gli Usa, proseguendo la sua tournée primaverile). Una breve pausa in aprile per incidere a Londra la Sonata in do minore di Schubert, presente anche nel programma di questa sera.
«È quella che amo di più fra le sue ultime tre sonate; Schubert sembra parlare da un altro mondo, invece la sua sonata è piena di vita, di forza. La farò precedere da Schumann Quattro pezzi op. 32 che ritengo fra i più belli di tutta la musica pianistica; eppure non sono molto conosciuti, né suonati tanto spesso e solo da poco sono entrati a far parte delledizione critica delle opere del musicista, dietro mia insistenza».
Sala Santa Cecilia. Leif Ove Andsnes pianoforte. Questa sera ore 21 - Biglietti da 14 a 26 euro. Info: 8082058
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.