«Stalking in aumento, serve una legge»

Telefonate con il numero nascosto, sms e lettere minatorie, pedinamenti e molestie. Contro la «sindrome del molestatore assillante», fenomeno meglio conosciuto come stalking, un nuovo disegno di legge, approvato il 22 dicembre scorso dal Consiglio dei ministri, prevederà un reato specifico: gli atti persecutori. E a commentare il risvolto pratico del testo di legge è Alberto Intini, capo della squadra mobile di Roma, che di casi di stalking, negli ultimi due anni, ne ha trattati parecchi, e secondo cui «contro il fenomeno è necessaria una nuova fattispecie di reato». Per la prima volta in Italia, se sarà approvato dal Parlamento, sarà inserito nel codice di procedura penale una nuova figura di reato contro i comportamenti molesti o minacciosi che pongono la vittima in un grave stato di disagio fisico e psichico, e che sono capaci di determinare un giustificato timore per la propria sicurezza o per la sicurezza di persona particolarmente vicina alla vittima. Inoltre, il disegno di legge prevederà l’applicazione di specifiche misure cautelari atte alla tutela della vittima.
Una ricerca ha rilevato che la maggioranza dei comportamenti assillanti vengono messi in atto da partner o ex partner di sesso maschile: in particolare, in Italia il 70% degli stalker è uomo, con un’età compresa tra i 18 ed i 25 anni (nel 55% dei casi), quando la causa è di abbandono o di amore respinto, o superiore ai 55 anni quando si tratta di un soggetto separato o divorziato.

«Diversamente da altri Paesi, in Italia non c’è una norma specifica che sanziona la condotta degli stalker, fino a quando questa non viene considerata penalmente rilevante - spiega Alberto Intini - Quello della “molestia assillante” infatti è un reato contravvenzionale. Solo nel caso che questa molestia persista nel tempo e diventi più pesante, o aggravata da una serie di altre attività lesive della tranquillità della persona, si possono individuare altre ipotesi di reato».

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