Tra stampe e dipinti l’arte del Giappone vive l’attimo fuggente

La mostra sul tesoro raccolto da Chiossone aperta a Palazzo Ducale fino al 21 agosto

Tra stampe e dipinti l’arte del Giappone vive l’attimo fuggente

Carla Valentino

È un mondo colorato, nitido, esuberante di vita quello che ci accoglie nella sezione «Stampe e dipinti Ukiyoe» della mostra «Giappone. L’arte del mutamento», in corso a Palazzo Ducale. Dalla tigre stilizzata sullo sfondo di un’enorme luna piena ai fiori bianchi di ciliegio sui rami. Dalla geisha elegante agli attori del teatro Kabuki nelle vesti di minacciosi guerrieri o di delicate fanciulle. Dalle cortigiane celebri agli anonimi cittadini in gita. Dai paesaggi sognanti rifiniti nei minimi particolari agli europei di metà ottocento rappresentati come li vedevano per la prima volta gli occhi stupiti dei giapponesi. Tutto parla di sensazioni, desideri, piaceri, gesti quotidiani, divertimenti, vita vissuta assaporando l’attimo.
È l’essenza stessa dell’arte Ukiyoe, o immagini del mondo fluttuante, che si afferma in Giappone tra il Seicento e l’Ottocento prima a Osaka e Kyoto poi nella nuova capitale Edo (l’odierna Tokyo) rappresentando il modo di vivere del nuovo ceto urbano emergente, costituito da mercanti, artigiani e commercianti. Questa mentalità tesa a gustare il piacere di vivere qui e ora senza preoccuparsi del futuro rappresenta una vera e propria rivoluzione pacifica in un sistema feudale e austero, sotto il governo militare dello shogunato.
«Vivere soltanto per l’attimo fuggente, rivolgere tutta la nostra attenzione al piacere di guardare la luna, la neve, i ciliegi in fiore, le foglie rosse degli aceri; cantare canzoni, bere vino, provar piacere nel solo ondeggiare; non curarci neanche un po’ della miseria che ci guarda dritto in faccia, rifiutando di perderci d’animo; essere come una zucca che galleggia, portata via dalla corrente del fiume: questo è ciò che chiamiamo Mondo Fluttuante», recita il manifesto dell’arte Ukiyoe.
Ondeggiare, fluttuare: come le vesti maschili e femminili, spesso mosse da un vento leggero. Sono oltre centocinquanta le opere esposte: dipinti, rotoli orizzontali e stampe a inchiostro e colori, eseguite con tecniche sempre più raffinate. Dal procedimento iniziale di coloritura a mano si passa infatti, a metà Settecento, alle nuove tecniche di xilografia policroma a matrici multiple che permettono di produrre e diffondere le cosiddette «stampe di broccato», cioè disegni multicolori su lussuosi tessuti di seta, destinati ad affascinare gli impressionisti e le avanguardie di fine Ottocento, anticipando numerosi aspetti della cultura visiva e pubblicitaria del mondo di oggi.
Nell’anno del rapporto tra Europa e Giappone, Genova espone i magnifici capolavori Ukiyoe raccolti dall’artista e incisore Edoardo Chiossone e conservati nel museo a lui intitolato. Nato ad Arenzano nel 1833 e morto a Tokyo nel 1898, li collezionò durante i due decenni della sua straordinaria esperienza di vita e lavoro nel Paese del Sol Levante come direttore della divisione incisoria del poligrafico, ritrattista dell’imperatore e artefice della modernizzazione del Paese del Sol Levante.


Oltre all’arte Ukiyoe, la rassegna curata da Gian Carlo Calza presenta altre tre sezioni: i tessuti e i costumi fra Settecento e Novecento della collezione privata Montgomery, «I manifesti d’artista 1955-2005» e le immagini fotografiche per il 60° anniversario di Hiroshima e Nagasaki. La mostra «Giappone. L’Arte del mutamento» prosegue fino al 21 agosto a Palazzo Ducale, tutti i giorni dalle 9 alle 21, escluso il lunedì.

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