Riccardo Re
Muro contro muro tra Renato Picco, presidente dimissionario della società «Porto Antico Spa», e il presidente dellAutorità Portuale, Giovanni Novi. Centro della questione è il progetto di sviluppo di Ponte Parodi. Progetto faranoico, utile alla crescita turistica dellarea del Porto Antico e dellintera città, ma che stenta a decollare. Il ritardo dellinizio dei lavori è dovuto, secondo Picco, a un tentativo di far arenare il progetto da parte dellAutorità portale. Questa situazione ha indotto Picco a consegnare le proprie dimissioni.
Ma Giovanni Novi non ci sta. Le dimissioni di Picco a suo dire, giungono a sorpresa e un poinspiegabilmente visto che venerdì scorso lAutorità portuale avrebbe risolto gli ultimi intoppi durante un incontro con il sindaco Pericu, che parlava anche a nome di Porto Antico. Le dichiarazioni di Picco invece paiono non lasciar spazio a nessun tipo di replica in quanto, a suo dire, tutti questi ritardi sono assolutamente inspiegabili.
«Mi sento come un Don Chisciotte, mi sembra di battermi contro dei mulini a vento, e questa situazione di stallo è assolutamente frustrante», afferma lex presidente di Porto Antico, e continua lo sfogo affermando che «le istituzioni hanno tutto il diritto di cambiare i progetti se con il passare degli anni ritengono altre soluzioni migliori di questa. Ma basta dirlo. Allora uno se ne fa una ragione e non si stressa».
La situazione è sicuramente complessa anche perchè la concessione di Porto Parodi avvenuta nel 2000, comportava una suddivisione degli incarichi. AllAutorità portuale sarebbe spettata la costruzione della banchina, indispensabile per lattracco delle nuovi navi da crociera. A Porto Antico invece la costruzione dellimponente opera a terra che prevede un investimento di 140 milioni di euro.
Secondo il presidente Novi, non esiste nessun tipo di ritardo nella parte del progetto spettante allAutorità Portuale e anzi afferma di essere addirittura in avanti rispetto a Porto Antico. Novi sostiene infatti di avere già effettuato la gara di appalto (vinta dalla società Tecnis) e di avere la copertura finanziaria di nove milioni di euro indispensabile per il progetto a lui spettante. «Si potrebbero iniziare i lavori già da domani» sostiene Novi, ed aggiunge che si aspettava il vincitore della concessione dellopera di terra per poter lavorare in maniera sinergica, ma Porto Antico deve ancora far partire la gara.
Assurdo, secondo Picco, visto che per fare iniziare la gara sarebbe necessario almeno il testo della convenzione con l' Autorità portuale che non è stato neppure scritto. Novi risponde che laccordo con il sindaco di venerdì scorso ha permesso allavvocato Traverso di redigere il testo «in bella copia», che sta ultimando in questi giorni, ma che gli accordi si siano di fatto conclusi. Inoltre, aggiunge Novi, questo ritardo è dovuto al fatto che meno di due mesi fa Porto Antico si sia tirato indietro di fronte alla spesa di 4 miliardi e 900 milioni di vecchie lire che, stando agli accordi, le sarebbero spettati.
Oggi i problemi sarebbero risolti visto che lonere di questa spesa per la demolizione del silos e per il riscatto della Cees, sembrerebbe esserselo assunto lAutorità portuale, ma Picco precisa che sulla questione cè sempre stata una certa evasività. Ma i problemi sarebbero molteplici. «Non è stata fissata la durata della concessione, non è stato fissato il canone di questa concessione che dovrebbe essere pagato dalla società Porto Antico, non è stato ancora deciso da parte dell'autorità portuale come procedere con il terminal crociere che hanno voluto fosse costruito e che è previsto nel progetto» denuncia Picco. Novi si difende e dice che il canone è già stato fissato tra gli 850/900 mila euro e che la concessione, stando a una decisione presa otto mesi fa, dovrebbe durare se non proprio fino al 2090, come richiesto da Porto Antico, almeno fino al 2088. Per avere dati certi comunque si deve attendere il parere dellAgenzia del Demanio che ha posto lattenzione su queste questioni.
Insomma una storia infinita per un progetto che tutti, a parole, sembrano condividere.
Tutti attendono fiduciosi ma i continui ritardi incominciano a far dubitare perfino Altarea, la società francese che realizzerebbe il progetto, per il quale è disposta a investire 150 milioni di euro.
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