Mi chiedo da molto tempo, riflettendo sul malgoverno che ci affligge come sia possibile che la classe politica sia rappresentata anche da persone che non abbiano maturato alcun tipo di competenze culturali e amministrative. Mi sembra che in nome della democrazia sia svanita ogni possibilità di dare alla stessa una legittimazione che non sia solo quella rappresentata dal consenso. Mi chiedo cioè come sia possibile che per amministrare un condominio sia necessario un corso ed un patentino, cosi come per vendere immobili, gestire un bar e via così, mentre per amministrare la cosa pubblica bastino soltanto i voti. Come possiamo, in nome di una democrazia degenerata consegnare le nostre città ad amministratori impreparati e molte volte ignoranti?
Lavagna (GE)
Cara amica, le democrazie moderne hanno per dogma «un uomo un voto». Niente più candidature elitarie, per le quali fossero necessari un determinato livello sociale e d'istruzione o un determinato censo. Urne aperte a tutti i cittadini (comprese le donne che dalle urne furono a lungo escluse). Chiunque abbia buon senso sa che il valore identico d'ogni voto è una finzione legale e formale. Al voto d'un alcolizzato semianalfabeta non può essere dato lo stesso credito di cui gode il voto d'un cittadino -o d'una cittadina- esemplare. Lei sottolinea gli inconvenienti che questo criterio presenta. A chi amministra la cosa pubblica non è richiesta nessuna specifica preparazione e così ci troviamo alle prese con parlamentari, sindaci, consiglieri regionali la cui maggior dote è quella di non averne nessuna. Verissimo. Ma dubito, per restare al quadro italiano, che il rendere teoricamente selettivo l'accesso alla politica ne migliorerebbe molto la qualità. Gli attestati scolatici e culturali italiani non sono attendibili, e vi sono regioni dove le lauree con lode sono elargite con insensata larghezza. Si rischierebbe di concedere l'ingresso in politica a pezzi di carta, non agli autentici talenti per la gestione degli enti locali e dello Stato. Il criterio che lei cara amica suggerisce sarebbe ottimo in un Paese ideale, dove ai pezzi di carta corrispondessero qualità concrete. Non mi pare che i corsi per aspiranti politici sarebbero una soluzione.
Una soluzione sarebbero invece, legge elettorale permettendo, scelte popolari che premiassero i virtuosi e saggi amministratori della cosa pubblica, non i demagoghi e i venditori di fumo. Le pare che i flussi elettorali di cui discettano i sondaggisti premino i «saggi amministratori»? A me non pare per niente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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