la stanza di Mario CerviBerlusconi è l'esempio vivente di estraneità ai metodi mafiosi

Caro Cervi, con le ultime vicende di Dell'Utri ritorna in ballo la storia di Berlusconi e del suo impero nato con la mafia. Personalmente non ho mai creduto che la fortuna del Cavaliere e Forza Italia siano nati con l'appoggio, il supporto e i soldi (sporchi) di Cosa Nostra. Mi rifiuto di credere che il polo moderato in Italia abbia implicazioni con l'onorata società. Lei che cosa può dire?
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Caro Casati, non sono un esperto di criminalità organizzata, anche se ho avuto sovente occasione d'occuparmene professionalmente. Esprimo, rispondendo, le mie convinzioni: sulle quali potranno avventarsi i pretoriani della mafiologia e dell'antiberlusconismo. La lotta alle cosche è sacrosanta e dev'essere inflessibile. Ma per poterla condurre efficacemente contro un avversario sfuggente e bravissimo nella dissimulazione la si è rivestita di procedure simili alla legge dei sospetti di rivoluzionaria memoria. Con logiche tortuose si è fatto il possibile e l'impossibile per collegare Silvio Berlusconi a intrighi e ambienti mafiosi. Berlusconi non è un angioletto. Non metterei la mano sul fuoco, e nemmeno un'unghia, per garantire la sua totale estraneità a faccende d'affari o di letto. Ma sarei pronto a giurare che con la mafia non ha niente a che fare. La sua mentalità d'imprenditore lombardo, capace di convincere con le buone un eschimese a comprare un frigorifero, la sua esuberante cordialità fatta di pacche sulle spalle e di barzellette, sono l'opposto della mentalità mafiosa, tutta ammiccamenti, minacce, avvertimenti tenebrosi e anche ammazzamenti. Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri sono la personificazione dell'allergia alla mafia. I vaghi sospetti sul Cavaliere, per questo punto specifico, rispondevano ad una sola logica, quella dell'accanimento.

Il che non esclude né che Berlusconi ribadisca la sua amicizia per Dell'Utri, ritenendolo innocente, né che i mafiosi, loro sì, abbiano cercato di circuirlo e di intimidirlo. Mi par di ricordare che la Standa, quando apparteneva all'impero berlusconiano, sia stata vittima di attentati. La squadra di Berlusconi si chiama Milan, non Corleonese.

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