la stanza di Mario CerviBruxelles ci costa. Ma l'uso sbagliato delle regioni anche di più

Se la Lega, versione Salvini, si unisse agli altri partiti euroscettici contro la politica monetaria europea che non permette la ripresa economica, si avrebbe la temuta contestazione di un sistema che fa perdurare la recessione e fa perdere all'Europa la sua posizione economico-commerciale nel mondo, con conseguente aumento della disoccupazione e della povertà di milioni di cittadini. Nel contempo, se la Lega si riprende gli elettori delusi, confluiti per protesta nel M5S o astenutisi, il Centro-Destra recupera posizioni a danni delle Sinistre. Se il governo non si decide a fare quelle riforme che il Paese attende da anni, Letta-Alfano sono in pericolo.
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Caro Monti, ho interesse per le cose che Matteo Salvini dice e per come le dice: con rusticità efficace e con argomenti semplici. Ebbi il medesimo interesse, un tempo, per l'oratoria a briglia sciolta di Umberto Bossi, dallo stesso Salvini affossato. Bossi aveva posto sul tappeto una «questione settentrionale» che sicuramente esiste. Associandola tuttavia a conati d'indipendenza d'una non ben identificata Padania, Salvini ha ripreso, aggiornandoli, quei temi. Alle invettive contro Roma ladrona si sono sovrapposte quelle contro Bruxelles ladrona. Non è che tutte le affermazioni di Salvini siano infondate. È che vi manca una vera autocritica. La Lega è stata la paladina d'un più valido ordinamento regionale e in parte, quando era al governo, è riuscita a realizzarlo. Le Regioni hanno avuto maggiori poteri, e ne hanno profittato per spendere e spandere dissennatamente. È vero che Bruxelles ci costa, ma le Regioni costano ben più.

Avrebbero dovuto snellire le strutture burocratiche e le hanno appesantite, aggiungendosi con le loro norme all'elefantiaco apparato statale. Non ho ascoltato un mea culpa per l'azione leghista che ha dato un valido contributo al dissesto pubblico. Ed è stata tutta farina del sacco italiano, non del sacco europeo.

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