la stanza di Mario CerviLa Chiesa parla delle donne perché ha di che farsi perdonare

Come mai alle donne non viene mai in mente di chiedersi che cosa sarebbe la Chiesa senza gli uomini? Perché non si compiacciono mai della presenza maschile nella Chiesa? Perché non ringraziano mai gli uomini per il fatto stesso di essere uomini? Perché non sentono il bisogno di dire che gli uomini hanno vissuto un'esperienza di legame speciale con il Signore? E come mai, invece, Giovanni Paolo II ebbe a scrivere: «Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna!» (Lettera alle donne – 1995)? Come mai Benedetto XVI sentì il bisogno di affermare: «Le donne hanno vissuto un'esperienza di legame speciale con il Signore» (aprile 2012). Come mai, anche il bravissimo papa Francesco sente tanto spesso il desiderio di elogiare il ruolo della donna nella Chiesa, sino ad esclamare qualche giorno fa a Gerusalemme: «Che cosa sarebbe la Chiesa senza le donne?».

Caro Pierri, non azzardo valutazioni approfondite su temi religiosi che mi superano. Ma credo di poter dire che gli ultimi Papi hanno molto insistito sul ruolo della donna nella chiesa perché il cattolicesimo è tradizionalmente maschilista. Attingo e lontani e imprecisi ricordi nell'affermare che ci volle un concilio perché fosse solennemente riconosciuto che le donne hanno un'anima. È immune, il cristianesimo, dalla misoginia ossessiva e all'occorrenza feroce dell'Islam. Ma alle donne è vietato il sacerdozio, l'immaginario dei libri sacri vede di solito nella femmina -con l'eccezione della Madonna- uno strumento di perfidia, di lascivia, di perdizione.

Questo atteggiamento è ormai entrato in rotta di collisione con la società attuale, e gli ultimi Papi ne sono stati ben consapevoli, gli uomini, forti del primato loro assegnato, in materia religiosa, fin dall'antichità non hanno bisogno di avalli e appelli contemporanei. Le donne nell'universo dei credenti ne hanno tuttora bisogno.

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