Viviana Persiani
Lidea di base si fonda su una domanda: «Che cosa sarebbe accaduto, a quei tempi, se il grande Shakespeare avesse avuto una sorella?». O meglio, come mai, in quellepoca non si hanno notizie di scrittrici famose? Se ci fossero state, quali sarebbero stati il loro destino, la loro storia, il percorso esistenziale? Partendo da questa ipotesi, Laura Curino, rielaborando uno dei testi più famosi di Virginia Woolf, in collaborazione con Michela Marelli, questa sera plasmerà di nuovo, attraverso il dialogo con il pubblico del Teatro di Verdura, «Una stanza tutta per me».
«Dopo aver presentato il testo al Piccolo - rammenta la protagonista e autrice -, sbarco in quel teatro di Verdura dove la scorsa stagione, a causa del maltempo, fui costretta, con il medesimo spettacolo, a dare forfait».
Da cosa ha tratto ispirazione?
«Da un testo che Virginia Woolf scrisse dopo aver riscosso un successo enorme, di pubblico e di critica, per la stesura dellOrlando. Fu in occasione di quel trionfo che la scrittrice venne invitata a tenere una conferenza. Non potendo declinare linvito, suo malgrado fu costretta a presentarsi con questo testo geniale scaturito da una sensazione di fastidio».
In che senso?
«Sapeva che avrebbe dovuto affrontare la classica domanda sul perché della non esistenza di un Shakespeare al femminile».
Cosa accade sulla scena?
«Racconto i sei capitoli attraverso i quali la Woolf si confessa dipingendo di sé unimmagine ben lontana dallimmaginario comune. Non una donna algida ma una scrittrice che attraverso lironia, le provocazioni, firma unopera piena di coraggio ed energia. Io ho conservato la struttura in sei movimenti cercando di mitigare i riferimenti al mondo anglosassone. Ho trasposto il testo nella nostra epoca adattandolo a un pubblico contemporaneo».
Quindi, la Woolf è servita come pretesto?
«Esattamente. Unoccasione divertente per dare speranza alla nuova generazione. Una sorta di bomba di energia al femminile anche se lo spettacolo è destinato a tutti, senza distinzione di sesso».
Oggi cè ancora discriminazione sessuale?
«Direi di sì. La scuola equipara le opportunità, ma giunti al bivio, alla separazione dai banchi di scuola e al lancio nelluniverso professionale, ecco che la donna, spesso, deve rassegnarsi. Ad ogni modo dedico questo lavoro a tutti coloro che stanno cercando di realizzare un sogno, augurando loro di farlo in modo originale».
A proposito di opportunità e sogni, lei si è circondata di persone giovani
«Sì e ci tengo molto a sottolineare questo aspetto. La regista, Claudia Storace, ha 24 anni ma tutti quelli coinvolti, comprese le ragazze che si sono occupate del video, sono professionisti giovani».
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