«Niente, non è successo niente». Quando finalmente i primi soccorritori riescono a raggiungere lappartamento al quarto piano di via Buonarroti dovè scoppiato lincendio, dentro trovano solo Palmina D. F., 57 anni. La donna non è scappata via, mentre i vigili del fuoco le poggiano lautoprotettore sul viso si lascia scappare: «Erano troppi, erano troppi». È stordita Palmina. Forse solamente sotto shock e dice parole sconnesse. Non pare nemmeno troppo spaventata dal fuoco, come se non sentisse quella temperatura bollente. Nel frattempo Mary Begum, 38 anni, e il figlioletto, Hassab, di 9, sono già volati giù nella chiostrina, uno schianto di 12 metri dopo essersi disperatamente aggrappati a uno stipite della finestra e a un filo dello stendipanni.
La tragedia dellEsquilino «multietnico» sè consumata poco dopo la mezzanotte e mezza di sabato. Hassan il figlio 17enne di Mary e del marito Babur Mohamad che in quel momento non era in casa, ma al lavoro in un ristorante di zona, racconta: «Guardavamo la tv, poi ho visto lanciare un fiammifero vicino a una tenda. È stata litaliana, devessere stata lei». Per gli inquirenti le cause restano accidentali: un corto circuito partito magari dallincastro di fili «volanti» nel lungo corridoio dellabitazione, oppure una candela lasciata distrattamente accesa e scivolare via che ha malauguratamente innescato la scintilla.
«Mary era una signora deliziosa - racconta una vicina, Luciana, in lacrime -. Il figlio più grande frequentava le superiori, il piccolo le elementari qui vicino. Mi ha svegliata mio marito, noi abitiamo al sesto piano. Cera un fumo acre e denso, non si vedeva più nulla. Non riesco ancora a credere che quella donna e il suo bambino sono morti in una maniera tanto assurda».
Mercedes Garcia, unargentina che lavora nella ludoteca di piazza Vittorio, ha ancora davanti a se il ricordo di quel «bambino dolce e sorridente, che amava giocare a calcio e a cricket». Hassan e il padre hanno trovato riparo presso la comunità bengalese a Roma. Provvisoriamente sono ospiti in un albergo del rione.
Per tutta la giornata di ieri, amici, conoscenti ma anche semplici residenti, hanno lasciato fiori bianchi e bigliettini nellandrone del palazzo: «Per te e il tuo bambino un dolore immenso, pace». Poi in serata tensione e scontri tra le forze dellordine e un presidio di manifestanti della rete «Antirazzismo», una cinquantina di persone che volevano dimostrare solidarietà alla famiglia originaria di Dakha, nel Bangladesh.
Babur era arrivato in Italia sedici anni fa. Da tre era in affitto in via Buonarroti. «Il 27 gennaio - dice un amico - il contratto sarebbe scaduto. Cercavano unaltra casa anche perché con litaliana non andavano daccordo». Alcuni ricordano che Palmina tempo fa era andata via e poi era subito ritornata. Di certo non doveva essere una convivenza serena quella coi bengalesi. Lappartamento era diviso anche con altri nove. E ora gli inquirenti stanno cercando di accertare chi fosse «regolare» o meno, sia col permesso di soggiorno che col contratto di locazione, se poi qualcuno non fosse in «subaffitto» e a chi, eventualmente, versasse la sua quota.
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