Le multinazionali italiane sono le più piccole, si confermano a elevata presenza statale, meno proiettate verso lestero e hanno la più bassa produttività e il più basso costo del lavoro in Europa. È questo il risultato dellindagine annuale sulle multinazionali globali effettuato dal centro di studi e ricerche di Mediobanca sulle maggiori 375 aziende del mondo. In alcuni settori, come la chimica-farmaceutica e lelettronica, le italiane sono totalmente assenti e nel 2010, quelle che fatturano più di 3 miliardi di euro, scendono anche di numero, da 18 e 13. Rispetto al biennio 2009-2010 lItalia ne perde 6 (Marcegaglia, Buzzi, Indesit e Intek) e anche Danieli e Fincantieri scendono sotto i 3 miliardi nel 2010.
Tra i big a livello di fatturato e capitale investito figurano invece Eni (la prima italiana in lista alla 13ª posizione), Enel (lunica entrata tra le prime cinque del settore di riferimento), Exor, Telecom Italia, Finmeccanica, Riva, Luxottica, Italcementi, Pirelli, Cofide, Prysmian, Parmalat, Barilla. A queste bisogna aggiungere Tenaris-Ternium, Ferrero e Stm con azionariato italiano, ma la sede allestero. Fiat è 32ª, ma passerebbe in 19ª posizione grazie a Chrysler. I numeri, però, non sono favorevoli: la produttività, rispetto alla media europea, è la più bassa. In compenso lo Stato italiano incassa più dividendi della Repubblica popolare cinese. Tirando le somme i nostri giganti partecipati dallo Stato riempiono le casse del Tesoro con oltre mille milioni di dividendi (1.198 milioni per lesattezza), piazzandosi al quarto posto nella classifica mondiale. Addirittura prima della Cina che di milioni dalle proprie controllate ne incassa 1.149. In assoluto primo in questa classifica è il Brasile che incassa (2,1 miliardi di euro), la Scandinavia (1,6) e lIndia (1,2). A livello globale a fine 2010 la maggiore multinazionale per dimensione è Toyota (269 miliardi di totale attivo), in quella posizione dal 2005.
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