Politica

«Lo Stato non mi paga dal 1993»

Un imprenditore padovano esasperato dalle Asl: «Ho fatture in sospeso da 15 anni. Tratterrò l’Irpef per recuperare i miei crediti»

«Lo Stato non mi paga dal 1993»

Che cosa deve fare un imprenditore quando il suo debitore si chiama Stato? Quando un ente pubblico non gli salda fatture dal 1993? Quando il buco supera un decimo del fatturato e mette a rischio l’azienda stessa? Che fare, se il presidente del Consiglio non si degna di rispondere agli appelli? Se la controparte, che dovrebbe far rispettare la legge, è invece la prima a infrangerla? L’esasperato Davide Cervellin ha deciso di violarla a sua volta. Non pagherà le tasse. «Tratterrò le competenze Irpef finché non avrò recuperato il mio debito», annuncia.
Cervellin è un imprenditore speciale. È cieco, a 16 anni una malattia degenerativa (la retinite pigmentosa) gli ha tolto la vista. Lavorava come programmatore alle Generali quando decise di mettersi in proprio aprendo un’azienda che produce apparecchiature per migliorare la vita dei disabili: software vocali, videoingranditori per ipovedenti, sistemi di comunicazione per persone costrette all’immobilità, congegni per automatizzare l’apertura di porte e l’accensione di luci. Oggi lui ha 47 anni e la sua Tiflosystem di Piombino Dese (Padova) dà lavoro a una ventina di persone. Tra gli acquirenti delle sue tecnologie ci sono numerose aziende sanitarie. «Purtroppo», sospira.
«La legge impone 90 giorni come termine per i pagamenti - spiega -. Per fortuna ci sono regioni virtuose. Altre pagano anche a 180 giorni, però lo fanno. Il Lazio invece è un inferno». E qui comincia un racconto che ha dell’incredibile. «Ho fatture in sospeso dal 1993». Quindici anni? «Sì. Tutte cose fornite in base a contratti regolari, registrati, certificati, e sistematicamente violati. Contratti stipulati dopo gare d’appalto vinte perché le nostre erano le condizioni migliori, non per compassione».
La mole di carte accumulate nel tentativo di avere i soldi è impressionante. «Prima ci hanno detto che i ritardi erano dovuti al passaggio da Usl ad Asl. Poi che le disponibilità erano finite. Eppure continuavano a bandire appalti per gli approvvigionamenti: come facevano se i fondi erano finiti?». Tra solleciti e decreti ingiuntivi il tiramolla si è trascinato per anni. «Un legale consigliò di pignorare la liquidità delle Asl laziali. Tentammo, ma fu impossibile. I conti bancari erano già pignorati da altri fornitori. Roba da bancarotta».
Lo scorso giugno la Tiflosystem decise di bloccare le forniture. «Passo spiacevole - ammette Cervellin - perché i veri danneggiati erano i disabili, gente che delle nostre strumentazioni ha bisogno per vivere. Ma il credito con le sole Asl di Roma aveva sfiorato i 300mila euro, un decimo del fatturato. Rischiavamo di chiudere. Ed ero stanco di essere preso in giro». Le proteste furono inevitabili, e anche gli esposti alla magistratura. «Il governatore Piero Marrazzo non ci ha mai ricevuto: dev’essere omonimo di quello che difendeva i poveri cristi su Raitre. Mai visto nemmeno l’assessore alla Sanità, Augusto Battaglia. Il direttore della Asl Roma D ci ha inviato una proposta di transazione purché sbloccassimo le forniture».
L’accordo prevedeva un anticipo parziale in quattro rate. «La prima fu versata ad agosto assieme alla firma dell’intesa - racconta l’imprenditore -, la rata di settembre l’abbiamo avuta in ottobre, le altre due niente. Li ho risentiti a metà dicembre, mi hanno chiesto di essere comprensivo e aspettare la primavera». Il 18 dicembre parte una letteraccia a Prodi e Marrazzo, ignorata. Ed ecco l’azione clamorosa annunciata al Corriere del Veneto: «Lunedì prossimo provvederò, nella disposizione dell’F24, a trattenere le competenze Irpef a parziale recupero del debito delle Asl laziali. È un’azione estrema, necessaria a evitare la chiusura della mia piccola azienda. Se lo Stato non mi paga, è evidente che io non posso pagare lo Stato. Se un cittadino è in ritardo con lo Stato, questi è quantomai lesto e intransigente.

Se non accadrà nulla proseguirò nei mesi successivi a trattenere l’Irpef dovuta fino al completo recupero dei miei crediti».

Commenti