Stefania Craxi alla Farnesina: «Al governo c’è la storia di papà»

La figlia di Bettino sostituisce il fratello come sottosegretario agli Esteri: «Bobo? No, non mi ha ancora chiamata. Ringrazio Berlusconi che ha tenuto in considerazione la tradizione socialista»

da Roma

Passano gli anni, cambiano le maggioranze, tutto è terremotato, nella politica italiana, tranne una certezza. Anche stavolta, nel governo italiano, ci sarà il cognome dei Craxi. Non per merito di Bettino, e nemmeno di Bobo. Ma grazie a Stefania, la figlia del leader socialista eletta nel Popolo della libertà, e nominata vice di Franco Frattini alla Farnesina. Una curiosità. Anche suo fratello, nel governo dell’Unione, occupava la stessa casella. Ecco perché, a costo di far ruggire Stefania, la prima domanda è...
Ancora un Craxi alla Farnesina?
«Veramente qui ci sono io».
Non si può non notare che curiosamente lei ha la stessa carica di Bobo.
(Sospira). «Ahhhh... Senta, mettiamo subito una cosa in chiaro. Io e mio fratello abbiamo entrambi alle spalle una storia lunga e drammatica... Ma siamo maggiorenni, ognuno la sua vita».
Lui le ha fatto la telefonata per il passaggio delle consegne?
(Pausa lunga) «No. E d’altra parte non ce ne sarebbe bisogno. Le mie consegne le prendo dal ministro Frattini».
Capisco.
«E credo che le deleghe saranno comunque diverse. Il mio sogno è quella ai rapporti con i paesi arabi».
Essere nel governo nel nome di Craxi è un sensazione particolare?
«Pensi al paradosso. Mio padre è stato costretto all’esilio dal suo Paese, e io girerò per il mondo a rappresentare il mio paese nel nome di mio padre».
Si sente più azzurra o socialista?
«Io ringrazio Berlusconi e Frattini per una scelta che mi onora. E noto che nella composizione del governo, Berlusconi ha tenuto in fortissima considerazione la storia da cui provengo».
In che senso?
«Se ci pensa, ci sono quattro ministeri di primo piano legati solidamente alla storia del Psi craxiano: da Frattini, a Tremonti, a Brunetta, a Sacconi...».
E poi c’è lei.
«No, poi, in ordine gerarchico, c’è il capogruppo al Senato, Cicchitto».
Quattro ministri di questo peso. Seguendo la sua suggestione, il Psi postcraxiano ha una delegazione più forte della Lega e di An!
«È il riconoscimento di una grande scuola politica. I tempi cambiano, la storia non si ripete mai, ma anche i semi producono il loro frutto».
Anche a sinistra...
«Ennò! Se c’è una cosa che questo risultato elettorale certifica una volta per tutte è che i socialisti che si sono alleati con chi ha offeso e vilipeso Craxi è stato spazzato via».
Adesso è lei che mi parla di suo fratello senza nominarlo...
«E chi ha detto che parlo solo di lui? È la stessa sorte che è toccata a Intini, Boselli, De Michelis, Villetti...».
E se dovrà scegliere fra il Popolo della libertà e la tradizione socialista?
«Io non avverto nessuna ambivalenza tra le due opzioni».
Facciamo un test. Si sente più atlantica o sigonelliana?
(Ride) «Oddìo... È la domanda che è malevola, non c’è dicotomia fra le due scelte. Craxi a Sigonella difese il rapporto atlantico e insieme la sua dignità di alleato».
Secondo test. Esiste un mondo arabo non integralista?
«Ma io non ho dubbi, certo! Il Marocco, l’Algeria, l’Egitto, l’Arabia saudita... E soprattutto la Tunisia, sono Paesi con cui si deve dialogare».


La Tunisia è la sua seconda casa.
«Siamo tutti figli del Mediterraneo, il mare che ci lega da millenni. Mia madre abita lì. Il mio sogno è andare a Tunisi da sottosegretario, con Berlusconi, per scoprire un altro Islam».

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