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La stella dell’Unità

Siamo stati fortunati, perdio. Il disinvolto Sigmund Ginzberg, su l’Unità di ieri, ci ha raccontato tutte le volte che per un niente abbiamo scampato una guerra nucleare: «Dossier desecretati. Nel 1979 manovre militari dell’Urss pensando a un attacco in Europa. Quanto contò la fortuna?». Moltissimo, secondo Ginzberg: «L’abbiamo spesso scampata per un pelo, fummo fortunati». E lo ripeteva continuamente nel disvelarci il contenuto di alcuni dossier sulla Guerra fredda: ancora nel 1979 l’Urss e gli alleati dell’Est conducevano manovre mirate a una guerra nucleare che aveva messo in conto la distruzione, tra il resto, di Belgio e Olanda e Germania e Polonia. Ma se non accadde nulla, dice ogni due righe, fu per fortuna: non per la strategia della deterrenza, non perché Nixon e Kissinger cercarono a ogni costo di evitare un’ecatombe come pure fece Kennedy nel rinunciare ad attaccare Cuba, laddove i sovietici avevano piazzato 1700 testate nucleari. Fu solo fortuna.

Per parte italiana, non fu perché il nostro Paese scelse di stare con l'America circa la questione dei missili Cruise e Pershing che si opponevano agli SS20, non fu perché Craxi non diede ascolto a Berlinguer che predicava pacifismo e intanto incassava soldi da chi puntava i missili contro di noi. Fu per fortuna, perché siamo nati sotto una buona stella. Il dettaglio è che non era rossa.

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