Sting e la bufala del sesso per otto ore

L’affare si è ammosciato. Finalmente. Noi uomini «normali» (e ci mettiamo le virgolette per non finire mediaticamente sodomizzati da Luxuria & Co., dei cui gusti sessuali non disputandum est) aspettavamo il lieto evento da un bel po’. Da quando una biografia datata 1996 tirò fuori, con rispetto parlando, il particolare che divenne subito universale. Ma qui la filosofia non c’entra, almeno, come vedremo subito, non quella che ci hanno sempre, a noi «normali» e per giunta occidentali, insegnato a scuola. Qui si tratta di ben altro: di prestazioni amorose.
Il soggetto in questione era Sting, il chitarrista dei Police il quale, non contento di essere (e lo è tutt’oggi, a quasi 58 anni, mannaggia a lui...) bello, bravo e molto sexy, venne accreditato, dal suddetto libro agiografico, di una resistenza da maratoneta durante gli incontri galanti. Insomma, facciamola breve: quel demonio raggiungeva le 8 ore consecutive! Merito, si seppe, della pratica joga jivamukti, una filosofia (alla faccia di Platone, Hegel e soci) tantrica. Roba di gestione del corpo, energie da convogliare nel posto giusto e va’ là che vai bene, chi più ne ha più ne metta. Da lì in poi, apriti cielo. Grazie alla popolarità già allora planetaria del signor Gordon Matthew Thomas Sumner, come figura all’anagrafe il suddetto Sting, variante maschile della Bocca di rosa che, come l’eroina deandreana «metteva l’amore sopra ogni cosa», montò, sempre con rispetto parlando, un’onda decisamente anomala di moda orientaleggiante. E anche in Italia, il Paese che è o dovrebbe essere la patria dei latin lovers, mariti e morosi accusati dalle rispettive mogli e fidanzate d’essere eccessivamente sbrigativi fra le lenzuola si misero a compulsare, invece della poco eccitante Gazzetta dello Sport o della soporifera Settimana Enigmistica, i sacri testi dei santoni indiani. Con risultati, ovviamente, che lasciarono il tempo (poco) che trovarono.
Ma oggi, amici miei, è giunto il momento di esultare, di fare una spiritualissima e rispettosissima pernacchia alla sveglia che abbiamo sul comodino e che, dal 1996, ci guarda con un sorriso sarcastico ogni volta che abbiamo terminato ciò che una volta si chiamava, con tono fra il curiale e il notarile, «l’atto».
Perché si dà il caso che Coco, figlia diciannovenne di Sting, benedetta ragazza, abbia rivelato al Mail on Sunday (preparate la bottiglia di champagne...) che «Bob Geldof», amico e complice del paparino «s’inventò questa cosa che prese piede e divenne una battuta a livello internazionale». Pare che all’origine di quella notizia, se così vogliamo chiamarla, ci fu una solenne bevuta dei due compari, a margine della quale, proprio come accade a volte a noi «normali», il tema all’ordine del giorno fossero le donne. Qualche tempo dopo l’uscita della biografia, quel volpino di mister Sumner rilasciò la classica... smentita di conferma. «Bob e io - disse - eravamo brilli, e non ci eravamo accorti che nei paraggi c’era un giornalista \. Poi la storia del sesso tantrico ha fatto il giro del mondo. Da morir dal ridere. Ma voglio precisare: le ore sono sette».
Molto spiritoso, caro Sting, e anche molto pop, lo ammettiamo. Ma adesso ci lasci fare due calcoli. Dunque, il libro uscì nel ’96 e quindi si riferiva a fatti o presunti tali antecedenti quell’anno. E la piccola, dolce Coco, vide la luce nel ’90 (peraltro a Pisa, Italy, you understand?...).

Ora ci lasci sognare che «quella volta» (ci siamo capiti no?) sul finire dell’anno di grazia 1989, la sua signora, Trudie Styler, avesse il più classico dei mal di testa e che la cosa (pardon, «l’atto») si risolse in quella che dalle nostre parti, e sempre con rispetto parlando, definiamo «sveltina». Prosit.

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