Il telefono squilla puntuale all'ora di cena, ti sei appena seduto a tavola. «Buonasera, vuole risparmiare sull'abbonamento della luce?». «No, ve l'ho già detto mille volte, non mi interessa niente». Agganci, esasperato dall'ennesima chiamata. Sono le solite offerte che nemmeno ascolti più, che rimbalzi a prescindere. Ma che continuano ad arrivare, senza tregua. Gas, elettricità, telefono, abbonamento Internet, giga gratuiti in omaggio, tv on demand. Ti chiamano perfino per proporti contratti che hai già. E a nulla valgono le tue lamentele: «Per favore, cancellate il mio numero». Ne hai diritto in base al codice sulla privacy (articolo 8) ma il tritacarne delle ore 20 non ti ascolta e cerca il tuo sì, ogni maledetta sera.
Nonostante i rifiuti a raffica tuoi e di tutti quelli che conosci, il metodo delle offerte commerciali al telefono continua a funzionare. Eppure i dati di Coldiretti dicono che il 56% dei giovani under 35 preferisca fare lo spazzino piuttosto che l'operatore dei call center. Non solo. Dopo il boom degli anni post liberalizzazione, le società del settore registrano un calo. E 90 volte su 100 gli operatori vengono interrotti ancor prima di entrare nel dettaglio della proposta. Eppure il meccanismo resta in piedi. Come è possibile? Il marketing telefonico che esplose negli anni Ottanta è ancora in grado di battere messaggini, mail e spamming. Resta il canale per eccellenza che dà un «ritorno» immediato, l'unico che crea un contatto diretto col cliente. Tanto che le grosse compagnie telefoniche ci investono ancora parecchi soldi e, di contro, le associazioni che tutelano i consumatori cercano ancora il modo per arginare questo fiume in piena e fermare chi lo usa in modo piratesco.
LA GIUSTA MISURA
Dopo gli anni delle battaglie contro i contratti stra precari dei dipendenti, dopo aver superato lo tzunami delle polemiche sulla delocalizzazione selvaggia in Albania, la nuova sfida dei call center è risolvere la questione privacy. Stavolta definitivamente. Non che finora non sia stato fatto nulla, ma evidentemente non abbastanza visto che le chiamate pubblicitarie, oltre che sul telefono fisso, ci arrivano anche sul cellulare a qualunque ora del giorno.
La legge anti scocciatori avrebbe dovuto già essere attiva ma siamo in attesa dell'approvazione dei regolamenti per applicare i nuovi filtri europei sulla protezione dei dati personali.
In teoria, la musica dovrebbe cambiare entro luglio, per i meno ottimisti entro la fine dell'anno. E i potenziali clienti avranno più strumenti per difendersi da chi usa il marketing telefonico in modo spregiudicato e aggressivo. In sostanza, l'informazione delle offerte commerciali sarà più corretta e trasparente, non saranno più poste domande a doppio taglio che strappano sì forzati e inchiodano il consumatore inconsapevole a contratti da cui non riesce più a liberarsi. E soprattutto il traffico dei nostri numeri di telefono, che ora passano di mano in mano con pochi limiti, sarà più controllato.
LA NUOVA LEGGE
Ecco le novità più importanti: al Registro delle opposizione - nato nel 2011 per difendere chi non vuole ricevere telefonate indesiderate - potranno essere inseriti non più solo i numeri fissi dell'elenco telefonico, come accade oggi, ma anche quelli che non sono iscritti alle Pagine Bianche e - passaggio chiave - 99 milioni di telefoni cellulari. Inoltre verranno introdotti due prefissi (uno per le chiamate commerciali e uno per quelle esplorative) con cui possono essere identificati gli «stalker» ai quali preferiamo non rispondere.
Finalmente si metterà ordine sul consenso dei dati personali, il vero nodo che nessuno di noi riesce a controllare fino in fondo. Di fatto, con la nuova normativa, avrà più valore la nostra iscrizione al Registro delle opposizioni. Entrare a far parte di quell'elenco vorrà dire cancellare in una volta sola tutte le autorizzazioni al trattamento dei dati personali che abbiamo dato in passato, da quelle sottoscritte in palestra a quelle barrate per aderire alle raccolte punti dei supermercati. Finalmente definiremo il giorno zero della nostra privacy e riprenderemo il controllo su chi può utilizzare il nostro numero di telefono, fisso o cellulare che sia, e chi no. «Finora è come se il registro avesse creato delle false aspettative - spiega il responsabile del servizio, Maurizio Pellegrini - Chi si è iscritto (1,5 milioni di numeri fissi su 13 milioni di abbonati all'elenco telefonico) ha pensato di blindare definitivamente il suo numero. Invece lo ha lasciato in circolazione se solo ha firmato un consenso, ha compilato una scheda per un acquisto on line, ha fornito il suo contatto per ricevere un pacco via posta».
LA TERZA CASELLA
Insomma, la trappola fino a questo momento è stata quella famosa terza casella microscopica da barrare in fondo ai contratti, quella che elenca le clausole e le autorizzazioni a ricevere offerte commerciali, che permette di cedere i nostri dati a «soggetti terzi» ma che scrive tutto in caratteri talmente piccoli che nessuno di noi si ferma a leggere. Ecco, è proprio quella X che ha messo in moto il meccanismo per cui il nostro numero di telefono ha cominciato a passare di operatore in operatore, è entrato nelle liste che vengono vendute (a caro prezzo) alle compagnie di tele marketing, e ci ha messo nella morsa delle chiamate a martello trasformandoci in bersagli inermi.
Le associazioni dei consumatori hanno spesso accusato il Registro pubblico delle opposizioni di essere «un'arma spuntata» ma era ed è - ancora per poco - la legge a confinare i suoi poteri di veto all'elenco telefonico (pubblico) e non ai contratti con palestre e negozi (privati).
«La vera vittoria per difendere i consumatori - spiega Massimiliano Dona, presidente dell'Unione nazionale dei consumatori - sarebbe dare il diritto di non rispondere nemmeno alle chiamate indesiderate. In realtà esisterà una deroga per gli operatori che chiamano in chiaro, cioè con un numero di telefono richiamabile.
Non rispondere è la difesa migliore, soprattutto per gli anziani che a volte non sanno gestire l'insistenza degli operatori e accettano i contratti per educazione o perché non capiscono. Oppure per gli operatori che attivano il contratto solo se rispondiamo al telefono. Comunque la nuova legge ci farà fare passi da giganti».
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