
E se la Procura di Brescia diventasse l'arbitro del processo "Doppia Curva"? Sul verdetto penderebbe un fascicolo alla Procura di Brescia a tutela del pm Paolo Storari, il magistrato che ha decapitato tifoserie di Milan e Inter con la condanna a 10 anni di Andrea Beretta e Luca Lucci, rispettivamente per l'omicidio del rampollo di 'ndrangheta Antonio Bellocco e per il tentato omicidio dell'ultrà Enzo Anghinelli. L'indagine d'ufficio, della cui esistenza il Giornale ha appreso da una fonte giudiziaria milanese, partirebbe dall'arringa del legale di Lucci Jacopo Cappetta, in cui si sostiene che Storari avrebbe sostanzialmente nascosto delle prove pur di dimostrare che il movente per Anghinelli era interno alla Curva e non anche a vecchi affari di droga.
Per Storari è un contrappasso: fu lui a denunciare i magheggi dei colleghi Fabio de Pasquale e Sergio Spadaro, condannati per avere nascosto elementi favorevoli alla difesa nel caso Eni-Nigeria e a inguaiare per "rivelazione di segreto d'ufficio" l'ex Mani Pulite Piercamillo Davigo, all'epoca togato del Csm. Sull'operato del pm nessuno nutre dubbi: grazie al suo impulso investigativo sono stati riaperti altri cold cases come l'omicidio del capo ultrà nerazzurro Vittorio Boiocchi detto "lo Zio", (ammazzato a colpi di pistola il 29 ottobre 2022 sotto casa) con il contributo determinante di Beretta, mandante dell'uccisione di Boiocchi per acciuffare i proventi dei succosi business legati alle curve.
A novembre ci sarà anche l'udienza preliminare davanti al gip Giulio Fanales che dovrà decidere sul rinvio a giudizio di Lucci per alcuni episodi di narcotraffico tra Milano e la Calabria durante la pandemia. Come ha rivelato Il Giornale, Beretta è stato convinto dalla Procura a pentirsi per alleggerire una posizione comunque compromessa ma anche Lucci rischia grosso, sia per la quantità di droga (225 kg di marijuana, 3mila kg di hashish e 53 chili di cocaina) secondo le indagini della Squadra Mobile della Questura di Milano, sia per il "progressivo avvicinamento tra delinquenza da stadio e 'ndrangheta", con legami sempre più ampi con soggetti legati ai boss che Lucci avrebbe intrecciato. "Il brand 'ndrangheta tutelava la reputazione criminale delle curve", è la sintesi del massmediologo Klaus Davi, uno dei pochi giornalisti a parlare con gli ultrà. L'intenzione dei pm Leonardo Lesti e Rosario Ferracane sarebbe quella di contestare a Lucci questi traffici "in continuità" con le altre condanne.
Per l'ex capo del tifo rossonero, che finora l'aveva abilmente fatta franca, il rischio è di marcire in galera per molti anni. Qualcuno mormora che anche se Lucci si pentisse - circostanza negata a più riprese da chi lo conosce ma non più imprevedibile - non riuscirebbe a scampare a una vita dietro le sbarre.