Storia di un bebè venduto dal papà

Storia di un bebè venduto dal papà

Maurizio Acerbi

Per qualcuno potrà sembrare difficile da accettare, ma per una settimana gli amanti dei blockbuster, che mai come in questo mese saranno offerti in abbondanza ai cinefili, dovranno digiunare. Solo tre uscite, tutte concentrate il 7 ed accomunate da quell’etichetta di cinema d’autore che fa storcere il naso a molti. Eppure, prima dell’indigestione di Boldi, Pieraccioni e company, fa bene anche andare a vedere film che in altre date finirebbero soffocati. Fresco vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes 2005, arriva da mercoledì nelle sale milanesi L’enfant, pellicola diretta da Jean-Pierre e Luc Dardenne, già autori di quel Rosetta che valse loro, a suo tempo, la prima vittoria nel Festival francese. Fedeli al loro standard, il film dei Dardenne parla di povertà, periferia, degrado. Protagonista è Bruno, un ventenne che trova il lavoro una cosa da stupidi. Meglio darsi ai furti, anche se la precarietà è d’obbligo. Con lui vive Sofia, diciotto anni, che contribuisce alle spese con la rendita di un appartamentino. I due hanno un figlio, Jimmy, ma Bruno, persona assente, poco affidabile e superficiale, considera il bebè un fastidio, tanto da venderlo. Ma questo atto drammatico e inconcepibile servirà, in un certo senso, a far ravvedere il capofamiglia che inizia a pedinare il bimbo per riaverlo.
Un mercoledì all’insegna del cinema d’autore, come testimonia l’uscita di Shanghai Dreams di Xiaoshuai Wang, l’autore de «Le biciclette di Pechino». Negli anni Sessanta, il governo cinese, temendo un conflitto con l’Unione Sovietica, si inventò la «Terza Linea di Difesa», trasferendo molte delle fabbriche più importanti nell’entroterra. Chi vi lavorava fu così costretto a lasciare le grandi città come Shangai e Pechino per andare a vivere nelle campagne più povere. I figli nati nei periodi successivi si ambientarono in questi luoghi, ma i genitori non smisero di rimpiangere la città. La pellicola racconta proprio questo conflitto generazionale attraverso la storia di una diciannovenne e suo padre. Lei vive nella provincia di Guizhou con i suoi genitori e suo fratello. È nata e cresciuta là, i suoi amici abitano tutti nella stessa zona e il suo primo grande amore è stato con un operaio della fabbrica del padre. Il quale, all’improvviso, decide di trasferirssi a Shanghai per cancellare la nostalgia della città.
Diretta e sceneggiata da Miranda July è la terza uscita della settimana, anche lei prevista per mercoledì 7. Me and You and Everyone We Know racconta la storia di Richard Swersey, un negoziante che vende scarpe, diventato single e padre di due ragazzini. Sembra uno pronto a tutto, ma l’incontro con l’affascinante Christine lo manda nel panico. Addirittura, i più «scaltri» da un punto di vista sessuale sembrano proprio i due eredi.

Robby, il figlio di sette anni di Richard, ha una storia d’amore scabrosa con una estranea su Internet; il fratello quattordicenne Peter, invece, riceve denaro dalle ragazze del vicinato per prepararle al loro futuro amoroso e matrimoniale.

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