Da cinque anni cerca di pagare le tasse. Ma il Comune non gli dice come

Il commerciante di via Giulini chiede invano al Comune di saldare la Tosap

Da cinque anni cerca di pagare le tasse. Ma il Comune non gli  dice come
00:00 00:00

«Comune, fammi pagare le tasse!». Nella settimana del tax freedom day, quando ogni contribuente medio smette di pagare lo Stato e inizia a guadagnare per sé, c'è un imprenditore della ristorazione milanese che ha in testa un'idea meravigliosa: migliorare a sue spese la strada dove ha un ristorante, saldare la tassa di occupazione di suolo pubblico dopo il periodo di gratuità per il Covid, spingere i suoi «colleghi» a fare sistema per rilanciare la centralissima via Dante e renderla «la via più bella d'Europa».

Massimiliano Maggioni finisce di prendere un caffè nel suo bar di via Giulini, ci mostra foto che lo ritrae con l'assessore Marco Granelli e il presidente di Zona 1 Mattia Abdu di ormai cinque anni fa, quando spese 46mila euro di tasca sua per il dissuasore mobile a scomparsa che ha contribuito a ripulire la stessa via Giulini dal parcheggio selvaggio, poi clicca sulla brochure di cui è orgoglioso, uno studio da 6mila euro pieno di rendering su cosa potrebbe essere via Dante se i dehor fossero omogenei e non disordinati come adesso.

L'ha mandato qualche anno fa al Comune perché qualcuno ci ragionasse su, in cambio i tecnici comunali hanno addirittura messo in dubbio che lui la domanda di concessione per quel dehor l'avesse davvero fatta perché a loro il documento non risultava. In mezzo ci sono una mezza dozzina di Pec rimaste senza risposta, chiacchierate amichevoli con i vigili di quartiere che ben conoscono la situazione, telefonate e moral suasion per sbloccare una vicenda imbarazzante.

Ci sono bei soldi in ballo, migliaia di euro all'anno. Moltiplicati per quattro, cinque anni sono una bella sommetta di cui il Comune avrebbe un gran bisogno, più tempo passa più il debito oggettivo diventa sempre meno esigibile. Perché la liquidità oggi c'è, domani forse, dopodomani chissà.

Se è vero che la Milano di Beppe Sala ha un problema oggettivo con i lavori pubblici dopo l'inchiesta della magistratura che ha decapitato l'urbanistica e paralizzato i lavori, è sbagliato che il prezzo lo paghino i (pochi) ristoratori illuminati che hanno in mente una città in cui Comune e privati lavorano in una logica win-win, con i visitatori one shot contenti come i milanesi che vivono e lavorano in centro - fino a che l'avanzata dei B&B, la chiusura delle scuole e la desertificazione dei negozi non avranno la meglio - e che sono disposti a pagare per mangiare bene a pranzo senza essere trattati da turisti da spennare.

Ci vorrebbe una sorta di Asco Dante, un consorzio di esercenti della via che si mettano d'accordo per fare massa critica, Maggioni sorride come se ci stesse lavorando da tempo.

Non è facile, basta guardarsi in giro e vedere tanti locali da finger food o con un modello di business con margini ridottissimi che non si capisce come facciano a stare in piedi visti gli affitti monstre della zona.

È stato lanciato da tempo, invano, l'allarme sulle lavanderie del riciclaggio a cielo aperto arrivate fin dentro il salotto buono delle città, che lavorano in perdita facendo dumping e finti scontrini, spingendo così gli altri locali ad abbassare i margini per poi papparseli con i borsoni carichi di contante. C'è chi vuole pagare le tasse e chi preferisce diventare ingranaggio della criminalità organizzata. Il Comune dovrebbe solo decidere con chi preferisce stare.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica