Il primo a pensarci in Italia è stato Enzo Biagi. Correva lanno 1978 e Mondadori pubblicava il primo volume della Storia d'Italia a fumetti. Penna importante lautore dei testi, Biagi appunto, pennini illustri gli autori delle tavole da Milo Manara a Carlo Ambrosini, cerano tutti gli estremi per raggiungere quel successo editoriale che sarebbe continuato con diverse ristampe fino ai giorni nostri. Adesso, anche un momento particolare e controverso della storia nazionale - la Resistenza - è stata tradotta in fumetti. Una mostra, ospitata alla Casa della Memoria e della Storia e promossa dal Comune di Roma, raccoglie le tavole di otto importanti fumettisti dellambiente indipendente italiano. La mostra è curata da Emiliano Rabuiti in collaborazione con il Centro Fumetto Andrea Pazienza di Cremona.
Nel progetto Rabuiti ha coinvolto tre fumettisti di vaglia: Dario Morgante, Thomas Bires e Manuel De Carli. Che, insieme con Stefano Misesti, Claudio Calia, Giulia Sagramola, Saturno Carmoli e Leonardo Guardagli, hanno saputo dare forma e sostanza allle sollecitazioni rivolte loro dal Centro fumettistico Pazienza. Lobiettivo? Realizzare otto diverse storie a partire da fatti reali o immaginati, da libri o tradizioni orali, ciascuno utilizzando lo stilema e il tratto personale che lo caratterizza.
Così, strisce di nuvolette con la loro forma rendono più lieve una pagina della storia che nulla ha di leggero. Tratteggi che spiegano piccole verità rimaste marginali o slanci in cui la fantasia incontra la storia come nel caso di «Ci sono cose che non si risolvono una sera a cena», di Carlo Calia, ipotetico - quanto verosimile - discorso tra padre e figlio divisi dalle opposte posizioni politiche e dal classico divario generazionale.
Evocativo il tratto che contraddistingue le sei tavole di Stefano Misesti raccolte sotto il titolo «Lo avrai». Si tratta di un omaggio a «Lapide ad Ignominia» del giurista e politico antifascista Piero Calamandrei. Dal pennino più giovane, la ventiquattrenne Giulia Sagramola, arriva la storia cruenta e spietata della «belva di Fabriano» una donna passata alla storia per il suo tenace impegno con loccupante nazista. È una voce narrante a raccontarci gli avvenimenti e la fumettista si avvale di un tratto semplice e chiaro, per nulla onirico.
Lesposizione, che rimarrà aperta fino al 30 aprile, offre l'opportunità di tornare a riflettere su un periodo storico di grande importanza per il nostro Paese.
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