Nuova strage in Afghanistan, nuovi morti per le strade di Kabul, un giorno dopo l'agguato agli italiani. Giorgio Napolitano condanna «la nuova barbarie» e si dice «colpito dall'ondata di indiscriminata violenza» che sta accompagnando la missione internazionale. Ma, proprio perchè questo impegno abbia successo, il presidente «auspica rinnovata determinazione» per ristabilire «condizioni di stabilità e di pace». Servono dunque «nuovi sforzi» sul campo ma anche un nuovo dialogo. E le religioni, dice, possono fare molto. Possono contribuire a garantire i «diritti inviolabili dell'uomo» e favorire lo «sviluppo pacifico dei rapporti tra le nazioni e i continenti» attraverso il «riconoscimento universale del valore della persona umana e della libertà di credo».
Napolitano scrive alla comunità di Sant'Egidio, in occasione di un convegno sul dialogo interreligioso organizzato insieme al Doha International Center for Interfaith Dialogue. «La promozione di un confronto aperto e costruttivo tra i rappresentanti delle diverse fedi e confessioni e di una più autentica conoscenza reciproca tra le culture, compito al quale la comunità si dedica con tenace, fervido impegno, costituisce una delle sfide più urgenti e delicate dell'agenda internazionale».
Come racconta la cronaca di queste ore, i problema non è solo materia accademica o di convegni. «Soltanto attraverso il riconoscimento universale del valore della persona umana e della libertà di credo - sostiene il capo dello Stato nel messaggio inviato a monsignor Vittorio Ianari, responsabile del dialogo interreligioso della comunita di Trastevere - e quindi attraverso il rispetto delle diversità (secondo principi che sono patrimonio comune delle grandi fedi) è possibile consolidare nel sistema internazionale le garanzie dei diritti inviolabili dell'uomo e favorire lo sviluppo pacifico dei rapporti tra le nazioni e i continenti».
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